Ortaggio estivo per eccellenza, la stagione migliore per comprarli va da maggio a settembre per i meloni “estivi” e fino a dicembre per quelli “invernali”. Il melone si mangia spesso come antipasto insieme al prosciutto, oppure da solo o nella macedonia, ma è ottimo anche per fare il gelato.
La principale distinzione riguardo i meloni è proprio quella tra estivi e invernali: i primi si riconoscono per la polpa arancione e la pelle più o meno rugosa, sono presenti sul mercato da maggio a ottobre; i meloni invernali sono invece gialli o verdi e vengono distribuiti a partire dall’estate, ma si conservano fino a dicembre. In particolare il melone estivo si distingue in varietà lisce e retate, ma entrambe possiedono ottime caratteristiche di dolcezza e sapore.
Oggi però questa differenza è molto meno definita, perché possiamo trovare in commercio varietà di melone estivo “ibride” che hanno in sé alcune caratteristiche di quello “nvernale, ossia un profumo meno spiccato, un’ottima conservabilità e la polpa dolce e croccante anche prima della completa maturazione.
Le specie di melone sono comunque moltissime e hanno differenze sensibili per quanto riguarda sapore, profumo e usi.
Ma come scegliere? Ciascuno di noi avrà senz’altro assistito al classico e antico rituale, risalente addirittura al medioevo, che precede l’acquisto di un melone: si prende in mano e si annusa con fare interrogativo, lo si picchietta tamburellandolo con la nocca, per poi farvi con il dito indice delle leggere pressioni al centro.
Tutto questo, per accertarsi o per tentare di indovinare, se il frutto ha raggiunto un grado di maturità sufficiente: quindi, se un melone è profumato quasi sicuramente ha raggiunto una buona maturazione, ma se non profuma e tende al verde molto probabilmente sarà ancora un po’ acerbo.
Per quanto riguarda la conservazione del prodotto, il melone va tenuto fuori dal frigo ma in un luogo fresco lontano da fonti di calore o dal sole diretto, ché ne velocizza la maturazione. Ma se deve essere consumato subito, meglio metterlo in frigo solo poche ore prima della consumazione.
Tuttavia una volta aperto va conservato in frigo e consumato il più velocemente possibile.
Antichissime ed ignote sono le origini del melone, ma in passato non erano grossi come li conosciamo oggi quanto piuttosto delle dimensioni di un’arancia. Alcuni studiosi dicono che provenga dall’Africa mentre altri dall’Asia Minore.
Come il cetriolo e l’anguria, il melone appartiene alla famiglia delle Cucurbitacee ed è una pianta con fusto prostrato o rampicante, presenta foglie ampie a lobi arrotondati e fiori ascellari gialli con corolla campanulata.
Il frutto (peponide), chiamato melone o popone, è carnoso, ricco di succo acquoso, di peso notevole e di forma varia (sferica, cilindrica, ovoidale), con epicarpo a superficie liscia o rugosa, che va dal color giallo o giallo paglierino tendente al verde fino al verde chiaro, unito o striato.
All’interno contiene numerosi semi sistemati nella parte centrale del frutto. La polpa, che costituisce la parte edibile, è dolce, dal profumo e sapore assai spiccati.
I meloni coltivati in Italia sono essenzialmente: cantalupo, retato e gialletto.
MELONE CANTALUPO. Melone estivo dalla polpa arancione (o tendente al rosso). Ha una forma tonda oppure ovale e presenta una buccia più o meno liscia o anche rugosa che dal verde può andare sul grigiastro. Tra le varietà di meloni Cantalupo più apprezzate il Charentais, molto dolce, dalla forma sferica e dalla buccia liscia, con polpa arancione brillante e molto soda. Per quel che riguarda il nome, la tradizione vuole che siamo stati dei missionari a importare questa varietà di melone dal contiene asiatico fino a Cantalupo (Rieti), sede di un castello papale.
MELONE RETATO. Caratteristica di questo melone estivo, dalla forma sferica o ovale e dal sapore dolcissimo, è l’esterno, con la buccia praticamente avvolta in un reticolo più o meno fitto, di colore grigio-verde (polpa più succosa) o giallo-verdognolo. Tra le varietà di retato più diffuse il Pregiato e il Merlin.
MELONE GIALLO o Melone d’inverno. Ottimo tra settembre e novembre, viene consumato fino al periodo natalizio grazie alla sua lunga conservabilità (in luoghi adatti, molto freschi, areati e asciutti). L’esterno è giallo o giallo-verde, la polpa è molto chiara e succosa.
Sul mercato sono presenti tantissime altre varietà, alcune delle quali possono essere annoverate tra i PAT –Prodotti Agroalimentari Tradizionali, tra cui il melone di Altavilla in Campania, il melone veneto del Delta polesano, il melone della Val di Cornia in Toscana, ecc. Altra famosa varietà di melone invernale coltivata in Sardegna è chiamata Pelle di rospo (Piel de sapo), per via delle caratteristiche esteriori e dal suo colore verde. Il melone sardo non è una specie autoctona ma è di origine iberica, ha una forma allungata, la buccia verde con chiazze scure e la polpa bianca e dolcissima. Come tutti i meloni invernali si conserva a lungo.
In Italia è infine presente anche una varietà riconosciuta come Indicazione Geografica Protetta: il Melone Mantovano IGP.
La coltivazione del melone richiede un clima caldo con temperature intorno ai 30°C, un terreno adatto e una buona quantità di acqua. Tuttavia è una pianta che non necessita di eccessive attenzioni e si adatta anche ad essere coltivata in un orto domestico o addirittura in vaso.
In generale si va dai 120 ai 160 giorni circa tra la semina e la raccolta: il melone estivo impiega 60 giorni a maturare, mentre quello invernale richiede un po’ più di tempo (circa 3 mesi).
Come per molti altri prodotti dell’orto, si può partire dalla semina in semenzaio tra marzo e aprile, con successivo trapianto in terra quando le temperature sono più miti, senza sbalzi termici e le giornate calde e soleggiate (solitamente verso la fine di aprile); tuttavia se l’ambiente esterno lo permette si può seminare anche direttamente in pieno campo a partire dalla metà di aprile.
Il terreno deve però essere poco acido, umido e senza ristagni di acqua, ma soprattutto molto ricco di sostanze nutritive, in particolare di potassio che favorisce la produzione degli zuccheri presenti nel frutto. È importante sapere che, come per le altre Cucurbitacee, è meglio aspettare 4 anni prima di tornare a coltivare il melone nello stesso punto.
Per quanto concerne l’irrigazione, durante la fase di crescita vegetativa è necessaria molta acqua perché le grandi foglie traspirano molto specialmente quando le temperature aumentano, mentre quando i frutti da verde virano al giallo l’apporto di acqua viene ridotto per ottenere frutti più dolci (il cd. “stress idrico”).
In Italia il melone viene coltivato prevalentemente in Sicilia, Campania e Puglia, ma troviamo produzioni importanti anche in Lombardia ed Emilia Romagna. Tipici sono anche i meloni del Piemonte, di Sardegna, della Toscana e del Veneto.
A livello europeo, oltre all’Italia, i maggiori produttori di meloni sono Spagna, Francia e Grecia, mentre nel mondo troviamo Brasile, Egitto, Guatemala, India, Iran, Kazakhstan, Marocco, Serbia, Stati Uniti e Turchia.
Il momento migliore per consumare i meloni è sicuramente quello estivo, da maggio a settembre, corrispondente al periodo tipico di produzione nazionale. Tuttavia è possibile acquistarli anche in altri periodi dell’anno, come ad esempio le varietà “invernali” che si conservano fino a dicembre e in inverno inoltrato.
Sono le 33 calorie per 100 grammi di melone, la presenza di acqua e numerose proprietà benefiche per l’organismo in generale che lo rendono un valido alleato nelle diete ipocaloriche.
I meloni sono simili per composizione ai cocomeri, ma hanno un maggiore contenuto di vitamina C ed A che gli conferiscono proprietà antiossidanti. Ha inoltre proprietà rinfrescanti, diuretiche e depurative.
Avendo poi anche un alto contenuto di betacarotene, che aiuta l’organismo a produrre la melanina, è ottimo consumarlo d’estate per aiutare la pelle ad ottenere quel bell’aspetto dorato quando ci si espone ai raggi del sole.
Forse non tutti sanno che il melone è uno dei simboli di Trieste. Infatti, sul Colle di S. Giusto c’è una colonna con in cima un melone sormontato da un’alabarda: il melone ha 13 spicchi, uno per ognuna delle famiglie nobili che erano presenti in città nel medioevo.
Ma già 3000 anni fa i Sumeri conoscevano il melone e quando Mosè condusse il popolo ebraico nel deserto uno dei prodotti alimentari che desiderava erano proprio i meloni. In tutto il Medio Oriente i semi del melone venivano essiccati, arrostiti e mangiati come snack.
Il medico greco Galeno poi nei suoi scritti discute dei benefici dei meloni, mentre Apicio nel suo “De Re Coquinaria” ci racconta, in una delle ricette, dei meloni importati dall’Armenia serviti crudi con “una salsa di pepe, mentuccia, miele, brodo e aceto…”.
Plinio il Vecchio, nel I secolo d.C. descriveva una pianta chiamata melopepo che “cresce su una vite che non pendono come il cetriolo, ma si trova piuttosto a terra”, con frutti di forma sferica e di colore giallastro. Nel testo di Plinio compare anche il nome con il quale i meloni continuano ad essere chiamati ancora oggi nel sud Italia e in Toscana: “poponi”.
Nonostante la caduta dell’impero Romano fece crollare anche l’importazione in Italia dei meloni provenienti dall’Asia Minore, dal XIII e XIV secolo gli italiani continuarono a coltivare questi frutti, tanto da farli diventare più grossi in termini di dimensioni e peso.
La varietà coltivata a Cantalupo, da cui prese il nome volgare, vicino Roma fu importata poi in Francia da Carlo VIII al ritorno dalla sua spedizione sul finire del XV secolo. Nel XVII secolo i meloni diventano quindi un frutto molto popolare anche in Francia.
Il Reg. UE 543/2011 dispone quali informazioni devono essere messe a disposizione del consumatore: nome del prodotto, l’origine, la zona di produzione, la categoria, la varietà ed il prezzo.
Ortaggio estivo per eccellenza, la stagione migliore per comprarli va da maggio a settembre per i meloni “estivi” e fino a dicembre per quelli “invernali”. Il melone si mangia spesso come antipasto insieme al prosciutto, oppure da solo o nella macedonia, ma è ottimo anche per fare il gelato.
La principale distinzione riguardo i meloni è proprio quella tra estivi e invernali: i primi si riconoscono per la polpa arancione e la pelle più o meno rugosa, sono presenti sul mercato da maggio a ottobre; i meloni invernali sono invece gialli o verdi e vengono distribuiti a partire dall’estate, ma si conservano fino a dicembre. In particolare il melone estivo si distingue in varietà lisce e retate, ma entrambe possiedono ottime caratteristiche di dolcezza e sapore.
Oggi però questa differenza è molto meno definita, perché possiamo trovare in commercio varietà di melone estivo “ibride” che hanno in sé alcune caratteristiche di quello “nvernale, ossia un profumo meno spiccato, un’ottima conservabilità e la polpa dolce e croccante anche prima della completa maturazione.
Le specie di melone sono comunque moltissime e hanno differenze sensibili per quanto riguarda sapore, profumo e usi.
Ma come scegliere? Ciascuno di noi avrà senz’altro assistito al classico e antico rituale, risalente addirittura al medioevo, che precede l’acquisto di un melone: si prende in mano e si annusa con fare interrogativo, lo si picchietta tamburellandolo con la nocca, per poi farvi con il dito indice delle leggere pressioni al centro.
Tutto questo, per accertarsi o per tentare di indovinare, se il frutto ha raggiunto un grado di maturità sufficiente: quindi, se un melone è profumato quasi sicuramente ha raggiunto una buona maturazione, ma se non profuma e tende al verde molto probabilmente sarà ancora un po’ acerbo.
Per quanto riguarda la conservazione del prodotto, il melone va tenuto fuori dal frigo ma in un luogo fresco lontano da fonti di calore o dal sole diretto, ché ne velocizza la maturazione. Ma se deve essere consumato subito, meglio metterlo in frigo solo poche ore prima della consumazione.
Tuttavia una volta aperto va conservato in frigo e consumato il più velocemente possibile.
Antichissime ed ignote sono le origini del melone, ma in passato non erano grossi come li conosciamo oggi quanto piuttosto delle dimensioni di un’arancia. Alcuni studiosi dicono che provenga dall’Africa mentre altri dall’Asia Minore.
Come il cetriolo e l’anguria, il melone appartiene alla famiglia delle Cucurbitacee ed è una pianta con fusto prostrato o rampicante, presenta foglie ampie a lobi arrotondati e fiori ascellari gialli con corolla campanulata.
Il frutto (peponide), chiamato melone o popone, è carnoso, ricco di succo acquoso, di peso notevole e di forma varia (sferica, cilindrica, ovoidale), con epicarpo a superficie liscia o rugosa, che va dal color giallo o giallo paglierino tendente al verde fino al verde chiaro, unito o striato.
All’interno contiene numerosi semi sistemati nella parte centrale del frutto. La polpa, che costituisce la parte edibile, è dolce, dal profumo e sapore assai spiccati.
I meloni coltivati in Italia sono essenzialmente: cantalupo, retato e gialletto.
MELONE CANTALUPO. Melone estivo dalla polpa arancione (o tendente al rosso). Ha una forma tonda oppure ovale e presenta una buccia più o meno liscia o anche rugosa che dal verde può andare sul grigiastro. Tra le varietà di meloni Cantalupo più apprezzate il Charentais, molto dolce, dalla forma sferica e dalla buccia liscia, con polpa arancione brillante e molto soda. Per quel che riguarda il nome, la tradizione vuole che siamo stati dei missionari a importare questa varietà di melone dal contiene asiatico fino a Cantalupo (Rieti), sede di un castello papale.
MELONE RETATO. Caratteristica di questo melone estivo, dalla forma sferica o ovale e dal sapore dolcissimo, è l’esterno, con la buccia praticamente avvolta in un reticolo più o meno fitto, di colore grigio-verde (polpa più succosa) o giallo-verdognolo. Tra le varietà di retato più diffuse il Pregiato e il Merlin.
MELONE GIALLO o Melone d’inverno. Ottimo tra settembre e novembre, viene consumato fino al periodo natalizio grazie alla sua lunga conservabilità (in luoghi adatti, molto freschi, areati e asciutti). L’esterno è giallo o giallo-verde, la polpa è molto chiara e succosa.
Sul mercato sono presenti tantissime altre varietà, alcune delle quali possono essere annoverate tra i PAT –Prodotti Agroalimentari Tradizionali, tra cui il melone di Altavilla in Campania, il melone veneto del Delta polesano, il melone della Val di Cornia in Toscana, ecc. Altra famosa varietà di melone invernale coltivata in Sardegna è chiamata Pelle di rospo (Piel de sapo), per via delle caratteristiche esteriori e dal suo colore verde. Il melone sardo non è una specie autoctona ma è di origine iberica, ha una forma allungata, la buccia verde con chiazze scure e la polpa bianca e dolcissima. Come tutti i meloni invernali si conserva a lungo.
In Italia è infine presente anche una varietà riconosciuta come Indicazione Geografica Protetta: il Melone Mantovano IGP.
La coltivazione del melone richiede un clima caldo con temperature intorno ai 30°C, un terreno adatto e una buona quantità di acqua. Tuttavia è una pianta che non necessita di eccessive attenzioni e si adatta anche ad essere coltivata in un orto domestico o addirittura in vaso.
In generale si va dai 120 ai 160 giorni circa tra la semina e la raccolta: il melone estivo impiega 60 giorni a maturare, mentre quello invernale richiede un po’ più di tempo (circa 3 mesi).
Come per molti altri prodotti dell’orto, si può partire dalla semina in semenzaio tra marzo e aprile, con successivo trapianto in terra quando le temperature sono più miti, senza sbalzi termici e le giornate calde e soleggiate (solitamente verso la fine di aprile); tuttavia se l’ambiente esterno lo permette si può seminare anche direttamente in pieno campo a partire dalla metà di aprile.
Il terreno deve però essere poco acido, umido e senza ristagni di acqua, ma soprattutto molto ricco di sostanze nutritive, in particolare di potassio che favorisce la produzione degli zuccheri presenti nel frutto. È importante sapere che, come per le altre Cucurbitacee, è meglio aspettare 4 anni prima di tornare a coltivare il melone nello stesso punto.
Per quanto concerne l’irrigazione, durante la fase di crescita vegetativa è necessaria molta acqua perché le grandi foglie traspirano molto specialmente quando le temperature aumentano, mentre quando i frutti da verde virano al giallo l’apporto di acqua viene ridotto per ottenere frutti più dolci (il cd. “stress idrico”).
In Italia il melone viene coltivato prevalentemente in Sicilia, Campania e Puglia, ma troviamo produzioni importanti anche in Lombardia ed Emilia Romagna. Tipici sono anche i meloni del Piemonte, di Sardegna, della Toscana e del Veneto.
A livello europeo, oltre all’Italia, i maggiori produttori di meloni sono Spagna, Francia e Grecia, mentre nel mondo troviamo Brasile, Egitto, Guatemala, India, Iran, Kazakhstan, Marocco, Serbia, Stati Uniti e Turchia.
Il momento migliore per consumare i meloni è sicuramente quello estivo, da maggio a settembre, corrispondente al periodo tipico di produzione nazionale. Tuttavia è possibile acquistarli anche in altri periodi dell’anno, come ad esempio le varietà “invernali” che si conservano fino a dicembre e in inverno inoltrato.
Sono le 33 calorie per 100 grammi di melone, la presenza di acqua e numerose proprietà benefiche per l’organismo in generale che lo rendono un valido alleato nelle diete ipocaloriche.
I meloni sono simili per composizione ai cocomeri, ma hanno un maggiore contenuto di vitamina C ed A che gli conferiscono proprietà antiossidanti. Ha inoltre proprietà rinfrescanti, diuretiche e depurative.
Avendo poi anche un alto contenuto di betacarotene, che aiuta l’organismo a produrre la melanina, è ottimo consumarlo d’estate per aiutare la pelle ad ottenere quel bell’aspetto dorato quando ci si espone ai raggi del sole.
Forse non tutti sanno che il melone è uno dei simboli di Trieste. Infatti, sul Colle di S. Giusto c’è una colonna con in cima un melone sormontato da un’alabarda: il melone ha 13 spicchi, uno per ognuna delle famiglie nobili che erano presenti in città nel medioevo.
Ma già 3000 anni fa i Sumeri conoscevano il melone e quando Mosè condusse il popolo ebraico nel deserto uno dei prodotti alimentari che desiderava erano proprio i meloni. In tutto il Medio Oriente i semi del melone venivano essiccati, arrostiti e mangiati come snack.
Il medico greco Galeno poi nei suoi scritti discute dei benefici dei meloni, mentre Apicio nel suo “De Re Coquinaria” ci racconta, in una delle ricette, dei meloni importati dall’Armenia serviti crudi con “una salsa di pepe, mentuccia, miele, brodo e aceto…”.
Plinio il Vecchio, nel I secolo d.C. descriveva una pianta chiamata melopepo che “cresce su una vite che non pendono come il cetriolo, ma si trova piuttosto a terra”, con frutti di forma sferica e di colore giallastro. Nel testo di Plinio compare anche il nome con il quale i meloni continuano ad essere chiamati ancora oggi nel sud Italia e in Toscana: “poponi”.
Nonostante la caduta dell’impero Romano fece crollare anche l’importazione in Italia dei meloni provenienti dall’Asia Minore, dal XIII e XIV secolo gli italiani continuarono a coltivare questi frutti, tanto da farli diventare più grossi in termini di dimensioni e peso.
La varietà coltivata a Cantalupo, da cui prese il nome volgare, vicino Roma fu importata poi in Francia da Carlo VIII al ritorno dalla sua spedizione sul finire del XV secolo. Nel XVII secolo i meloni diventano quindi un frutto molto popolare anche in Francia.
Il Reg. UE 543/2011 dispone quali informazioni devono essere messe a disposizione del consumatore: nome del prodotto, l’origine, la zona di produzione, la categoria, la varietà ed il prezzo.