Uno dei frutti per eccellenza dell’estate, la pesca è capace di soddisfare il palato e l’organismo.
Ce ne sono di molte varietà, anche in ragione di un continuo lavoro di ricerca, ma alcune caratteristiche possono aiutarci a distinguerle e sceglierle.
Innanzitutto, l’aspetto che prima di tutto colpisce i nostri occhi: la buccia.
Come sapete, esiste la pesca propriamente detta, contraddistinta da una buccia vellutata, e la nettarina, anche nota come pesca noce, che si contraddistingue per la buccia glabra.
Entrambe, sia la pesca che la nettarina, si caratterizzano poi per il colore della polpa, che può essere gialla o bianca.
La pesca percoca, detta anche pesca cotogna, è una varietà particolarmente idonea alla lavorazione industriale, caratterizzata da una polpa molto consistente, quasi croccante, di colore giallo o giallo-arancio.
Infine, la pesca saturnina o tabacchiera, di forma piatta, dal sapore molto dolce, buccia rosso-bianca e polpa bianca, di breve conservazione.
Quando acquistate le pesche, a prescindere dalle varietà, fate attenzione alla consistenza: devono risultare sode al tatto, ma non eccessivamente dure, e prive di ammaccature o aree molli.
Il colore della buccia, inoltre, deve apparire brillante.
Se acquistate pesche acerbe, lasciatele a temperatura ambiente 2-3 giorni, per permettere l’autoproduzione di etilene, il gas naturalmente prodotto dalla frutta che ne determina la maturazione.
Una volta mature, poi, consumatele subito perché le pesche non si conservano a lungo.
Se le tenete in frigorifero, tiratele fuori almeno un’ora prima del consumo per poter gustare appieno il sapore.
Le pesche si prestano ad una pluralità di utilizzi: oltre al consumo fresco, potete utilizzarle per produrre confetture, succhi e frutta sciroppata.
Si possono anche congelare, purché siano prima lavate, private del nocciolo, tagliate a fettine e irrorate di succo di limone.
Anche la centrifuga e il succo di pesca possono essere congelati ed utilizzati per sorbetti e drink.
La pesca, chiamata scientificamente Prunus persica, è il frutto dell’albero di pesco, una specie di Prunus: si tratta di una categoria botanica che comprende, oltre alle pesche, anche altri frutti con nocciolo, come albicocche, ciliegie, prugne e mandorle.
La pesca è una tipica drupa, un frutto carnoso indeiscente, ovvero giunto a maturazione, non si apre spontaneamente per fare uscire il seme.
Al sapore, le pesche sono succulente e zuccherine, più o meno acidule, con una polpa dolcissima e profumata, bianca, gialla o rossa. La buccia è sottile, vellutata o liscia, e va dal colore giallo, al rosso-carminio, al salmone.
La pesca ha un nocciolo duro, contenente una mandorla interna, che può essere aderente (pesche duracine) o non aderente (spiccagnole) alla polpa della pesca.
Il nocciolo duro, il seme, è velenoso, così come le foglie e i fiori del pesco, perché contiene acido cianidrico.
La pianta si è diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo, dove ha trovato le condizioni pedoclimatiche ideali al suo sviluppo: clima mite, terreni fertili, profondi e ben drenati.
Le foglie dell’albero sono strette e lanceolate, ed appaiono dopo i fiori, che assumono un colore rosa-bianco, disponendosi lungo i rami quasi a ricoprirli completamente.
Nella fase di crescita, la pianta gradisce molta luce o il sole pieno; sebbene molto resistente alle basse temperature, le gelate invernali possono rovinarne completamente lo sviluppo.
Rispetto ad altri alberi da frutta, richiede maggior apporto di sali minerali, per migliorare la resa quantitativa e la pezzatura dei suoi frutti freschi.
Spesso la pianta soffre di “bolla”, una malattia fungina che manifesta l’incurvatura delle foglie ed il successivo raggrinzimento.
Le regioni italiane in cui più diffusa è la coltivazione del pesco sono Veneto, Emilia Romagna, Marche, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata e Sicilia.
Nel mondo, è diffusa in Usa, Spagna, Grecia, Cina, Francia e Argentina.
Pesche e nettarine sono disponibili, fresche, dalla tarda primavera alla fine dell’estate, quindi da maggio a settembre.
Questo pomo, della famiglia delle Rosaceae, è uno dei frutti per eccellenza dell’estate: è, infatti, succosa e dissetante (per l’85% è composta di acqua ed acido citrico).
Ha inoltre proprietà rivitalizzanti, contiene le vitamine A e C, pectina, nonché solo 28 calorie per etto, e niente glutine.
Le pesche hanno proprietà depurativa per l’organismo umano: incrementando la funzionalità di reni e dell’intestino, svolgono un’azione lassativa e diuretica.
Regolano l’alcalinità del sangue, stimolando la secrezione gastrica, e sono molto valide contro reumatismi, artrite e nefrite.
Però, soprattutto per i più piccoli ed i soggetti sensibili e predisposti, possono creare reazioni allergiche.
La pesca è usata anche in cosmesi: dalla polpa schiacciata si ricavano creme, maschere di bellezza e shampoo per i capelli.
Il succo è utilizzato per il trattamento delle macchie cutanee e le foglie per le creme del viso.
Per maggiori approfondimenti, consulta la tabella di composizione degli alimenti di CREA e LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia) per la popolazione italiana – IV Revisione (ex INRAN)
Ancora oggi simbolo di immortalità nella Cina, paese in cui il pesco ha avuto probabilmente origine, fu introdotto in Italia nel primo secolo dopo Cristo.
Passando però per la Persia, oggi Iran, da cui deriva il nome scientifico.
Nella simbologia cristiana, le pesche rappresentano la salvezza: secondo un racconto biblico la famiglia di Gesù trovò nascondiglio sotto uno di questi alberi, durante la fuga dall’Egitto.
Alla pesca è dedicata, da ormai 30 anni, una mostra mercato a Villorba, in provincia di Treviso.
Uno dei frutti per eccellenza dell’estate, la pesca è capace di soddisfare il palato e l’organismo.
Ce ne sono di molte varietà, anche in ragione di un continuo lavoro di ricerca, ma alcune caratteristiche possono aiutarci a distinguerle e sceglierle.
Innanzitutto, l’aspetto che prima di tutto colpisce i nostri occhi: la buccia.
Come sapete, esiste la pesca propriamente detta, contraddistinta da una buccia vellutata, e la nettarina, anche nota come pesca noce, che si contraddistingue per la buccia glabra.
Entrambe, sia la pesca che la nettarina, si caratterizzano poi per il colore della polpa, che può essere gialla o bianca.
La pesca percoca, detta anche pesca cotogna, è una varietà particolarmente idonea alla lavorazione industriale, caratterizzata da una polpa molto consistente, quasi croccante, di colore giallo o giallo-arancio.
Infine, la pesca saturnina o tabacchiera, di forma piatta, dal sapore molto dolce, buccia rosso-bianca e polpa bianca, di breve conservazione.
Quando acquistate le pesche, a prescindere dalle varietà, fate attenzione alla consistenza: devono risultare sode al tatto, ma non eccessivamente dure, e prive di ammaccature o aree molli.
Il colore della buccia, inoltre, deve apparire brillante.
Se acquistate pesche acerbe, lasciatele a temperatura ambiente 2-3 giorni, per permettere l’autoproduzione di etilene, il gas naturalmente prodotto dalla frutta che ne determina la maturazione.
Una volta mature, poi, consumatele subito perché le pesche non si conservano a lungo.
Se le tenete in frigorifero, tiratele fuori almeno un’ora prima del consumo per poter gustare appieno il sapore.
Le pesche si prestano ad una pluralità di utilizzi: oltre al consumo fresco, potete utilizzarle per produrre confetture, succhi e frutta sciroppata.
Si possono anche congelare, purché siano prima lavate, private del nocciolo, tagliate a fettine e irrorate di succo di limone.
Anche la centrifuga e il succo di pesca possono essere congelati ed utilizzati per sorbetti e drink.
La pesca, chiamata scientificamente Prunus persica, è il frutto dell’albero di pesco, una specie di Prunus: si tratta di una categoria botanica che comprende, oltre alle pesche, anche altri frutti con nocciolo, come albicocche, ciliegie, prugne e mandorle.
La pesca è una tipica drupa, un frutto carnoso indeiscente, ovvero giunto a maturazione, non si apre spontaneamente per fare uscire il seme.
Al sapore, le pesche sono succulente e zuccherine, più o meno acidule, con una polpa dolcissima e profumata, bianca, gialla o rossa. La buccia è sottile, vellutata o liscia, e va dal colore giallo, al rosso-carminio, al salmone.
La pesca ha un nocciolo duro, contenente una mandorla interna, che può essere aderente (pesche duracine) o non aderente (spiccagnole) alla polpa della pesca.
Il nocciolo duro, il seme, è velenoso, così come le foglie e i fiori del pesco, perché contiene acido cianidrico.
La pianta si è diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo, dove ha trovato le condizioni pedoclimatiche ideali al suo sviluppo: clima mite, terreni fertili, profondi e ben drenati.
Le foglie dell’albero sono strette e lanceolate, ed appaiono dopo i fiori, che assumono un colore rosa-bianco, disponendosi lungo i rami quasi a ricoprirli completamente.
Nella fase di crescita, la pianta gradisce molta luce o il sole pieno; sebbene molto resistente alle basse temperature, le gelate invernali possono rovinarne completamente lo sviluppo.
Rispetto ad altri alberi da frutta, richiede maggior apporto di sali minerali, per migliorare la resa quantitativa e la pezzatura dei suoi frutti freschi.
Spesso la pianta soffre di “bolla”, una malattia fungina che manifesta l’incurvatura delle foglie ed il successivo raggrinzimento.
Le regioni italiane in cui più diffusa è la coltivazione del pesco sono Veneto, Emilia Romagna, Marche, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata e Sicilia.
Nel mondo, è diffusa in Usa, Spagna, Grecia, Cina, Francia e Argentina.
Pesche e nettarine sono disponibili, fresche, dalla tarda primavera alla fine dell’estate, quindi da maggio a settembre.
Questo pomo, della famiglia delle Rosaceae, è uno dei frutti per eccellenza dell’estate: è, infatti, succosa e dissetante (per l’85% è composta di acqua ed acido citrico).
Ha inoltre proprietà rivitalizzanti, contiene le vitamine A e C, pectina, nonché solo 28 calorie per etto, e niente glutine.
Le pesche hanno proprietà depurativa per l’organismo umano: incrementando la funzionalità di reni e dell’intestino, svolgono un’azione lassativa e diuretica.
Regolano l’alcalinità del sangue, stimolando la secrezione gastrica, e sono molto valide contro reumatismi, artrite e nefrite.
Però, soprattutto per i più piccoli ed i soggetti sensibili e predisposti, possono creare reazioni allergiche.
La pesca è usata anche in cosmesi: dalla polpa schiacciata si ricavano creme, maschere di bellezza e shampoo per i capelli.
Il succo è utilizzato per il trattamento delle macchie cutanee e le foglie per le creme del viso.
Per maggiori approfondimenti, consulta la tabella di composizione degli alimenti di CREA e LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia) per la popolazione italiana – IV Revisione (ex INRAN)
Ancora oggi simbolo di immortalità nella Cina, paese in cui il pesco ha avuto probabilmente origine, fu introdotto in Italia nel primo secolo dopo Cristo.
Passando però per la Persia, oggi Iran, da cui deriva il nome scientifico.
Nella simbologia cristiana, le pesche rappresentano la salvezza: secondo un racconto biblico la famiglia di Gesù trovò nascondiglio sotto uno di questi alberi, durante la fuga dall’Egitto.
Alla pesca è dedicata, da ormai 30 anni, una mostra mercato a Villorba, in provincia di Treviso.