Delizia per il palato e toccasana per il corpo, l’olio extravergine di oliva buono bisogna saperlo scegliere.
L’etichetta è uno strumento molto utile a tal fine: se l’olio, infatti, è extravergine di oliva, la confezione dell’alimento deve riportare obbligatoriamente la dicitura “olio d’oliva di categoria superiore ottenuto direttamente dalle olive e unicamente mediante procedimenti meccanici”.
Tale testo non può essere modificato; qualsiasi variazione deve destare attenzione, non essendo conforme alla legge.
Sempre dall’etichetta, si ricava l’informazione sull’origine dell’olio: se il prodotto è stato estratto totalmente da olive raccolte e molite in Italia, la dicitura “100% italiano” sarà presente sulla confezione.
Inoltre, se l’olio extravergine contenuto nella confezione è 100% italiano e di una sola campagna olearia, va indicata obbligatoriamente anche la campagna di produzione, che deve precedere il Termine Minimo di Conservazione.
Se l’olio extravergine di olia deriva da una miscela di oli extravergini di diverse campagne produttive, è fatto divieto di fornire informazioni su quest’ultima; andrà solamente indicata la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro…”.
Qualora le olive provengano da uno Stato Membro dell’UE o da un paese terzo diverso da quello in cui è situato il frantoio nel quale è stato estratto l’olio, la designazione dell’origine specificherà sia il Paese di raccolta che quello di estrazione.
Nel caso di oli di oliva non estratti in un unico Stato membro della UE, l’indicazione dell’origine è preceduta sempre dal termine “miscela”, con i dettagli della provenienza degli oli:
• Miscela di oli di oliva comunitari;
• Miscela di oli di oliva non comunitari;
• Miscela di oli di oliva comunitari e non comunitari;
• Miscela di oli non originari dell’UE.
L’etichetta fornisce anche un altro consiglio per l’acquisto del prodotto: la data di produzione e di preferibile consumo.
A differenza del famoso Brunello, l’olio d’oliva non migliora con l’età: cercate di evitare gli oli che hanno più di due anni – non saranno cattivi, ma neppure nel fiore degli anni.
Cosa significa in pratica?
Se l’etichetta riporta la dicitura 100% e la data di scadenza, l’olio contenuto nella bottiglia è estratto da olive di diverse annate; quando l’etichetta riporta 100% e la campagna olearia di produzione, si è in grado di conoscere quando l’olio è stato prodotto.
Un valido modo per acquistare un buon olio extra vergine di oliva fresco è recarsi direttamente in frantoio durante la campagna di raccolta delle olive: da fine settembre a dicembre inoltrato, ogni anno, in tutta Italia oltre 4.800 frantoi da Trento ad Agrigento lavorano e trasformano migliaia di tonnellate di olive producendo oli extra vergine di oliva dai profili organolettici unici.
Per verificare la freschezza del prodotto, non vi resta altro, però, che assaggiarlo. Alcuni rivenditori offrono la possibilità di assaggiare il prodotto: fatelo!
Anche se per diventare assaggiatori di olio è necessario seguire appositi corsi, piccoli consigli possono aiutarvi nella scelta.
E se non siete sicuri, acquistate il prodotto in piccole quantità e imparate a conoscerli prima di acquistarne altri.
L’olio extra vergine, quello buono, deve odorare di oliva.
Quando aprite una bottiglia di olio dovete percepire aromi come il fruttato dell’oliva ma anche sentori di erba, di vegetali e erbe aromatiche.
Al gusto, poi, dovrete percepire una sensazione di amaro e di piccante, entrambi pregi e non difetti del prodotto.
Ricordate poi di acquistare oli ben conservati: l’olio teme la luce ed i raggi ultravioletti quindi evitate bottiglie di vetro trasparente o collocate su vetrine esposte al sole.
La situazione ideale, valida anche come consiglio per la conservazione in casa, è di riporre il prodotto in un luogo fresco e al buio.
Nei luoghi di ristorazione, accertatevi che la bottiglia di olio abbia il tappo antirabbocco e anticontraffazione (vedi foto a lato) che impedisce di riempire la bottiglia con un olio diverso rispetto a quello descritto nell’etichetta. |
L’olio Extra Vergine di oliva è l’alimento di maggior pregio derivato dalla spremitura delle olive, prodotto da cui traggono origine anche gli oli di oliva vergine, gli oli di oliva e gli oli di sansa.
Ma vediamo di fare chiarezza tra tutte queste definizioni.
Gli oli vergine sono ottenuti dalla sola spremitura delle olive, senza subire alcun trattamento se non lavaggio, decantazione, centrifugazione e filtrazione.
All’interno di tale categoria, la distinzione tra olio extra vergine, olio vergine e olio vergine lampante deriva dalle diverse caratteristiche chimico-fisiche ed organolettiche proprie della massa olearia, tra cui spicca, in particolare, il livello crescente di acidità:
• fino allo 0,8% per l’extra vergine;
• tra 0,8% e 2% per il vergine;
• superiore al 2% per il lampante, non commestibile.
Il c.d. “olio di oliva”, infine, è una miscela di olio vergine o extravergine con olio lampante raffinato.
L’olio vergine lampante, infatti, per poter essere utilizzato nell’alimentazione, deve essere sottoposto a processi di raffinazione che ne correggono i difetti, riportando i parametri chimico-fisici nei limiti stabiliti dalla legge.
Al termine di tale trattamento, questo prodotto viene tagliato con oli vergine o extravergine ed immesso sul mercato per il consumo alimentare come olio di oliva.
I residui della spremitura delle olive, ulteriormente sottoposti a trattamenti estrattivi mediante solventi, generano olio di sansa raffinato che, opportunamente tagliato con olio vergine o extravergine, viene commercializzato con qualificazione olio di sansa.
Il percorso che fa di un olio, un olio di qualità, comincia nell’uliveto: la coltivazione dell’oliva condotta riducendo l’utilizzo di fitofarmaci nella coltivazione e di nutrienti nel terreno contribuisce ad una produzione più sostenibile dal punto di vista ambientale e più sicura dal punto di vista alimentare.
La scelta dei tempi di raccolta delle olive rappresenta un’ulteriore fase critica della produzione di olio.
Il giusto grado di maturazione delle olive influisce, infatti, sugli aspetti sensoriali, salutistici e produttivi dell’olio.
Non esistono regole fisse per una raccolta di qualità, né la maturazione è un processo lineare, influenzata com’è da fattori ambientali e climatici: è necessario conoscere le piante, verificarne frequentemente lo stato di salute, osservare come rispondono alle condizioni climatiche, monitorare quotidianamente lo stato del frutto e prevedere l’andamento della maturazione per pianificare per tempo la raccolta.
Una volta raccolte, le olive vengono sottoposte alla prima fase di estrazione, detta molitura o frangitura:
il trattamento meccanico che rompe i tessuti dell’oliva e del nocciolo per produrre la pasta di olive. Tale processo può essere condotto con le molazze, le tradizionali macine in pietra, o con i più moderni frangitori continui.
Le prime operano una molitura lenta e regolare, generando oli tendenzialmente dolci e armonici, a discapito della quantità di polifenoli trasferiti dall’oliva all’olio.
Questi frangitori tradizionali sono però in disuso perché consentono di lavorare solo quantità ridotte e richiedono tempi piuttosto lunghi.
I moderni frangitori continui, invece, favoriscono un maggiore trasferimento di polifenoli dall’oliva all’olio.
Dopo la molitura e prima di passare all’estrazione vera e propria, la pasta di olive viene tenuta in lenta agitazione dentro una vasca in acciaio in cui ruotano delle pale elicoidali: la gramolatrice.
Questo processo è necessario per facilitare l’aggregazione dell’olio in gocce di dimensioni tali da consentire la successiva separazione dal resto della pasta.
In questa fase è fondamentale ridurre al minimo il contatto con l’ossigeno e mantenere la temperatura tra i 25° e i 27° centigradi poiché oltre i 30° i composti fenolici subiscono delle alterazioni che compromettono l’integrità dell’olio.
Le moderne gramolatrici permettono il controllo dell’ossigeno e sono in grado di migliorare il contenuto di antiossidanti e la carica aromatica dell’olio.
L’estrazione vera e propria è il processo che separa, mediante centrifugazione, l’olio dalla pasta di olive.
Dopo l’estrazione, l’olio subisce un processo di filtrazione che allontana le sostanze che lo rendono torbido e che, se non eliminate, ne comprometterebbero la durata e la qualità.
Ultima fase del processo di produzione è la conservazione, che deve ridurre al minimo il contatto dell’olio con l’ossigeno, da cui dipende la preservazione delle caratteristiche organolettiche, sensoriali e salutistiche acquisite dall’olio durante tutto il suo percorso.
L’Italia è uno dei principali paesi produttori di olio extra vergine.
Il patrimonio olivicolo italiano si estende su una superficie di oltre un milione di ettari, andando a definire il paesaggio tipico di molte regioni italiane e facendo da cornice alle più importanti città d’arte.
L’eterogeneità di terreni, altitudini e climi della penisola italiana favorisce un’ampia varietà di cultivar: circa 350, di cui alcuni antichissimi e molti irripetibili.
La vera ricchezza dell’olio extra vergine di oliva italiano sta dunque nella sua diversità: si va dall’olio delicato dall’aroma dolcissimo a quello fruttato e ricco di sapore; c’è l’extra vergine con sensazione erbacea e quello con retrogusto amaro di mandorla con pizzicore lieve, quello giallo oro e velato o quello dai riflessi verdi e aranciati con profumi di erba falciata.
L’Italia non è, ovviamente, l’unico paese a produrre olio EVO: in Europa, importanti produttori sono Spagna, Portogallo e Grecia. Quote rilevanti, nel mercato mondiale, le coprono anche Tunisia e Marocco.
Il consumo di olio extra vergine di oliva avviene durante tutto l’anno.
Nel periodo che va da fine settembre a dicembre inoltrato, si può consumare l’olio fresco, appena prodotto.
L’olio extra vergine di oliva è un prodotto nutraceutico.
Lo si acquista perché prima di tutto fa bene; consumato nelle giuste quantità, non fa ingrassare, aiuta lo sviluppo armonico dei bambini, agevola l’assorbimento intestinale delle vitamine, favorisce la digestione, regola la quantità di colesterolo nel sangue.
L’olio di oliva si differenzia dagli altri oli vegetali per l’elevato contenuto di acido oleico, un acido monoinsaturo che svolge un ruolo importante nella protezione della salute.
E’ stato scientificamente provato che i grassi monoinsaturi, a differenza di quelli polinsaturi, sono in grado di abbassare il livello di colesterolo totale nel sangue e svolgono un’azione protettiva nei riguardi delle malattie cardiovascolari.
Gli effetti positivi dell’acido oleico nella prevenzione di queste malattie (che insieme ai tumori rappresentano la principale causa di morte tra le popolazioni dei paesi sviluppati), sono comuni a tutti gli oli di oliva, ma i vantaggi aumentano nel caso si tratti di olio extra vergine di oliva.
Questi vantaggi sono rappresentati dalla presenza nell’olio extra vergine di oliva di steroli e delle vitamine liposolubili A, D ed E.
A questi componenti cosiddetti “minori” recenti studi attribuiscono capacità protettive ed antiossidanti degli organi e dei tessuti dell’organismo, in grado di combattere alcuni fenomeni patologici come l’arteriosclerosi, l’invecchiamento ed il cancro.
Le sostanze antiossidanti, e tra queste anche i polifenoli, sembrano svolgere un ruolo diretto come agenti anticarcinogenetici.
Ogni olio extra vergine di oliva ama parlar e di sé e del suo luogo di origine.
Racconta il suo clima, la sua terra e la sua cultura, racconta la sua storia ma anche la sua tecnologia.
Ogni paese… un olio diverso.
Da Nord a Sud del Belpaese s’incontra una molteplicità di espressioni organolettiche che conferiscono al prodotto locale una tipicità unica e spesso irripetibile.
Di seguito le principali varietà di olive presenti sul territorio italiano:
• Taggiasca e Lavagnina in Liguria;
• Frantoio e Leccino in Toscana;
• Casaliva sul Lago di Garda;
• Moraiolo in Umbria;
• Carboncella in Sabina;
• Gentile in Abruzzo;
• Rotondella in Campania;
• Ogliarola, Coratina, Cima e Cellina in Puglia;
• Carolea e Dolce di Rossano in Calabria;
• Nocellara del Belice e Tonda Iblea in Sicilia;
• Bosana, Nera di Gonnos, Pizz’e Carroga in Sardegna.
Delizia per il palato e toccasana per il corpo, l’olio extravergine di oliva buono bisogna saperlo scegliere.
L’etichetta è uno strumento molto utile a tal fine: se l’olio, infatti, è extravergine di oliva, la confezione dell’alimento deve riportare obbligatoriamente la dicitura “olio d’oliva di categoria superiore ottenuto direttamente dalle olive e unicamente mediante procedimenti meccanici”.
Tale testo non può essere modificato; qualsiasi variazione deve destare attenzione, non essendo conforme alla legge.
Sempre dall’etichetta, si ricava l’informazione sull’origine dell’olio: se il prodotto è stato estratto totalmente da olive raccolte e molite in Italia, la dicitura “100% italiano” sarà presente sulla confezione.
Inoltre, se l’olio extravergine contenuto nella confezione è 100% italiano e di una sola campagna olearia, va indicata obbligatoriamente anche la campagna di produzione, che deve precedere il Termine Minimo di Conservazione.
Se l’olio extravergine di olia deriva da una miscela di oli extravergini di diverse campagne produttive, è fatto divieto di fornire informazioni su quest’ultima; andrà solamente indicata la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro…”.
Qualora le olive provengano da uno Stato Membro dell’UE o da un paese terzo diverso da quello in cui è situato il frantoio nel quale è stato estratto l’olio, la designazione dell’origine specificherà sia il Paese di raccolta che quello di estrazione.
Nel caso di oli di oliva non estratti in un unico Stato membro della UE, l’indicazione dell’origine è preceduta sempre dal termine “miscela”, con i dettagli della provenienza degli oli:
• Miscela di oli di oliva comunitari;
• Miscela di oli di oliva non comunitari;
• Miscela di oli di oliva comunitari e non comunitari;
• Miscela di oli non originari dell’UE.
L’etichetta fornisce anche un altro consiglio per l’acquisto del prodotto: la data di produzione e di preferibile consumo.
A differenza del famoso Brunello, l’olio d’oliva non migliora con l’età: cercate di evitare gli oli che hanno più di due anni – non saranno cattivi, ma neppure nel fiore degli anni.
Cosa significa in pratica?
Se l’etichetta riporta la dicitura 100% e la data di scadenza, l’olio contenuto nella bottiglia è estratto da olive di diverse annate; quando l’etichetta riporta 100% e la campagna olearia di produzione, si è in grado di conoscere quando l’olio è stato prodotto.
Un valido modo per acquistare un buon olio extra vergine di oliva fresco è recarsi direttamente in frantoio durante la campagna di raccolta delle olive: da fine settembre a dicembre inoltrato, ogni anno, in tutta Italia oltre 4.800 frantoi da Trento ad Agrigento lavorano e trasformano migliaia di tonnellate di olive producendo oli extra vergine di oliva dai profili organolettici unici.
Per verificare la freschezza del prodotto, non vi resta altro, però, che assaggiarlo. Alcuni rivenditori offrono la possibilità di assaggiare il prodotto: fatelo!
Anche se per diventare assaggiatori di olio è necessario seguire appositi corsi, piccoli consigli possono aiutarvi nella scelta.
E se non siete sicuri, acquistate il prodotto in piccole quantità e imparate a conoscerli prima di acquistarne altri.
L’olio extra vergine, quello buono, deve odorare di oliva.
Quando aprite una bottiglia di olio dovete percepire aromi come il fruttato dell’oliva ma anche sentori di erba, di vegetali e erbe aromatiche.
Al gusto, poi, dovrete percepire una sensazione di amaro e di piccante, entrambi pregi e non difetti del prodotto.
Ricordate poi di acquistare oli ben conservati: l’olio teme la luce ed i raggi ultravioletti quindi evitate bottiglie di vetro trasparente o collocate su vetrine esposte al sole.
La situazione ideale, valida anche come consiglio per la conservazione in casa, è di riporre il prodotto in un luogo fresco e al buio.
Nei luoghi di ristorazione, accertatevi che la bottiglia di olio abbia il tappo antirabbocco e anticontraffazione (vedi foto a lato) che impedisce di riempire la bottiglia con un olio diverso rispetto a quello descritto nell’etichetta. |
L’olio Extra Vergine di oliva è l’alimento di maggior pregio derivato dalla spremitura delle olive, prodotto da cui traggono origine anche gli oli di oliva vergine, gli oli di oliva e gli oli di sansa.
Ma vediamo di fare chiarezza tra tutte queste definizioni.
Gli oli vergine sono ottenuti dalla sola spremitura delle olive, senza subire alcun trattamento se non lavaggio, decantazione, centrifugazione e filtrazione.
All’interno di tale categoria, la distinzione tra olio extra vergine, olio vergine e olio vergine lampante deriva dalle diverse caratteristiche chimico-fisiche ed organolettiche proprie della massa olearia, tra cui spicca, in particolare, il livello crescente di acidità:
• fino allo 0,8% per l’extra vergine;
• tra 0,8% e 2% per il vergine;
• superiore al 2% per il lampante, non commestibile.
Il c.d. “olio di oliva”, infine, è una miscela di olio vergine o extravergine con olio lampante raffinato.
L’olio vergine lampante, infatti, per poter essere utilizzato nell’alimentazione, deve essere sottoposto a processi di raffinazione che ne correggono i difetti, riportando i parametri chimico-fisici nei limiti stabiliti dalla legge.
Al termine di tale trattamento, questo prodotto viene tagliato con oli vergine o extravergine ed immesso sul mercato per il consumo alimentare come olio di oliva.
I residui della spremitura delle olive, ulteriormente sottoposti a trattamenti estrattivi mediante solventi, generano olio di sansa raffinato che, opportunamente tagliato con olio vergine o extravergine, viene commercializzato con qualificazione olio di sansa.
Il percorso che fa di un olio, un olio di qualità, comincia nell’uliveto: la coltivazione dell’oliva condotta riducendo l’utilizzo di fitofarmaci nella coltivazione e di nutrienti nel terreno contribuisce ad una produzione più sostenibile dal punto di vista ambientale e più sicura dal punto di vista alimentare.
La scelta dei tempi di raccolta delle olive rappresenta un’ulteriore fase critica della produzione di olio.
Il giusto grado di maturazione delle olive influisce, infatti, sugli aspetti sensoriali, salutistici e produttivi dell’olio.
Non esistono regole fisse per una raccolta di qualità, né la maturazione è un processo lineare, influenzata com’è da fattori ambientali e climatici: è necessario conoscere le piante, verificarne frequentemente lo stato di salute, osservare come rispondono alle condizioni climatiche, monitorare quotidianamente lo stato del frutto e prevedere l’andamento della maturazione per pianificare per tempo la raccolta.
Una volta raccolte, le olive vengono sottoposte alla prima fase di estrazione, detta molitura o frangitura:
il trattamento meccanico che rompe i tessuti dell’oliva e del nocciolo per produrre la pasta di olive. Tale processo può essere condotto con le molazze, le tradizionali macine in pietra, o con i più moderni frangitori continui.
Le prime operano una molitura lenta e regolare, generando oli tendenzialmente dolci e armonici, a discapito della quantità di polifenoli trasferiti dall’oliva all’olio.
Questi frangitori tradizionali sono però in disuso perché consentono di lavorare solo quantità ridotte e richiedono tempi piuttosto lunghi.
I moderni frangitori continui, invece, favoriscono un maggiore trasferimento di polifenoli dall’oliva all’olio.
Dopo la molitura e prima di passare all’estrazione vera e propria, la pasta di olive viene tenuta in lenta agitazione dentro una vasca in acciaio in cui ruotano delle pale elicoidali: la gramolatrice.
Questo processo è necessario per facilitare l’aggregazione dell’olio in gocce di dimensioni tali da consentire la successiva separazione dal resto della pasta.
In questa fase è fondamentale ridurre al minimo il contatto con l’ossigeno e mantenere la temperatura tra i 25° e i 27° centigradi poiché oltre i 30° i composti fenolici subiscono delle alterazioni che compromettono l’integrità dell’olio.
Le moderne gramolatrici permettono il controllo dell’ossigeno e sono in grado di migliorare il contenuto di antiossidanti e la carica aromatica dell’olio.
L’estrazione vera e propria è il processo che separa, mediante centrifugazione, l’olio dalla pasta di olive.
Dopo l’estrazione, l’olio subisce un processo di filtrazione che allontana le sostanze che lo rendono torbido e che, se non eliminate, ne comprometterebbero la durata e la qualità.
Ultima fase del processo di produzione è la conservazione, che deve ridurre al minimo il contatto dell’olio con l’ossigeno, da cui dipende la preservazione delle caratteristiche organolettiche, sensoriali e salutistiche acquisite dall’olio durante tutto il suo percorso.
L’Italia è uno dei principali paesi produttori di olio extra vergine.
Il patrimonio olivicolo italiano si estende su una superficie di oltre un milione di ettari, andando a definire il paesaggio tipico di molte regioni italiane e facendo da cornice alle più importanti città d’arte.
L’eterogeneità di terreni, altitudini e climi della penisola italiana favorisce un’ampia varietà di cultivar: circa 350, di cui alcuni antichissimi e molti irripetibili.
La vera ricchezza dell’olio extra vergine di oliva italiano sta dunque nella sua diversità: si va dall’olio delicato dall’aroma dolcissimo a quello fruttato e ricco di sapore; c’è l’extra vergine con sensazione erbacea e quello con retrogusto amaro di mandorla con pizzicore lieve, quello giallo oro e velato o quello dai riflessi verdi e aranciati con profumi di erba falciata.
L’Italia non è, ovviamente, l’unico paese a produrre olio EVO: in Europa, importanti produttori sono Spagna, Portogallo e Grecia. Quote rilevanti, nel mercato mondiale, le coprono anche Tunisia e Marocco.
Il consumo di olio extra vergine di oliva avviene durante tutto l’anno.
Nel periodo che va da fine settembre a dicembre inoltrato, si può consumare l’olio fresco, appena prodotto.
L’olio extra vergine di oliva è un prodotto nutraceutico.
Lo si acquista perché prima di tutto fa bene; consumato nelle giuste quantità, non fa ingrassare, aiuta lo sviluppo armonico dei bambini, agevola l’assorbimento intestinale delle vitamine, favorisce la digestione, regola la quantità di colesterolo nel sangue.
L’olio di oliva si differenzia dagli altri oli vegetali per l’elevato contenuto di acido oleico, un acido monoinsaturo che svolge un ruolo importante nella protezione della salute.
E’ stato scientificamente provato che i grassi monoinsaturi, a differenza di quelli polinsaturi, sono in grado di abbassare il livello di colesterolo totale nel sangue e svolgono un’azione protettiva nei riguardi delle malattie cardiovascolari.
Gli effetti positivi dell’acido oleico nella prevenzione di queste malattie (che insieme ai tumori rappresentano la principale causa di morte tra le popolazioni dei paesi sviluppati), sono comuni a tutti gli oli di oliva, ma i vantaggi aumentano nel caso si tratti di olio extra vergine di oliva.
Questi vantaggi sono rappresentati dalla presenza nell’olio extra vergine di oliva di steroli e delle vitamine liposolubili A, D ed E.
A questi componenti cosiddetti “minori” recenti studi attribuiscono capacità protettive ed antiossidanti degli organi e dei tessuti dell’organismo, in grado di combattere alcuni fenomeni patologici come l’arteriosclerosi, l’invecchiamento ed il cancro.
Le sostanze antiossidanti, e tra queste anche i polifenoli, sembrano svolgere un ruolo diretto come agenti anticarcinogenetici.
Ogni olio extra vergine di oliva ama parlar e di sé e del suo luogo di origine.
Racconta il suo clima, la sua terra e la sua cultura, racconta la sua storia ma anche la sua tecnologia.
Ogni paese… un olio diverso.
Da Nord a Sud del Belpaese s’incontra una molteplicità di espressioni organolettiche che conferiscono al prodotto locale una tipicità unica e spesso irripetibile.
Di seguito le principali varietà di olive presenti sul territorio italiano:
• Taggiasca e Lavagnina in Liguria;
• Frantoio e Leccino in Toscana;
• Casaliva sul Lago di Garda;
• Moraiolo in Umbria;
• Carboncella in Sabina;
• Gentile in Abruzzo;
• Rotondella in Campania;
• Ogliarola, Coratina, Cima e Cellina in Puglia;
• Carolea e Dolce di Rossano in Calabria;
• Nocellara del Belice e Tonda Iblea in Sicilia;
• Bosana, Nera di Gonnos, Pizz’e Carroga in Sardegna.