Bottiglie di Plastica: se esposte al sole e conservate male “si mette a rischio la salute dei consumatori”

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03 Set 2018

Bottiglie di Plastica: se esposte al sole e conservate male “si mette a rischio la salute dei consumatori”

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La Corte di Cassazione, con la Sentenza n. 39037 del 28 agosto 2018, ha stabilito che vendere bevande in bottiglie di plastica mal conservate e al sole è un reato

Roma 31.08.2018 – La terza sezione penale di Cassazione ha deciso di non fare sconti sulla sicurezza alimentare dei consumatori ed ha rigettato il ricorso di un commerciante siciliano che era stato multato per aver stoccato sul piazzale antistante il deposito della sua attività, e sotto la luce diretta del sole, una partita di bottiglie di plastica contenente acqua.

La Corte ha precisato che, ai sensi dell’art.5 Legge 283/1962, i commercianti hanno il dovere di garantire che il prodotto arrivi al consumatore finale dopo essere stato trattato nel pieno rispetto delle norme igieniche e di corretta conservazione.

La sentenza, al di là del caso concreto, deve essere accolta dai consumatori come una vittoria, perché riconosce l’importanza della tutela della salute e la sicurezza in ambito alimentare anche senza un “danno effettivo” per la salute stessa del consumatore.

Per far scattare le sanzioni non serve quindi che la merce abbia subito un concreto deterioramento, ma è sufficiente che il pericolo sia “presunto”: la plastica riscaldata e a contatto diretto con la luce solare tende infatti a rilasciare sostanze, antimonio e bisfenolo, nocive per la salute umana e che possono essere ingerite una volta bevuto il liquido conservato all’interno delle bottiglie di plastica, sia che si tratti di acqua o di qualsiasi altra bevanda.

Ovviamente se si consuma per una volta non rischiamo un’intossicazione, ma col tempo può provocare gravi danni alla salute umana se diventa una prassi.

I commercianti che non usano le dovute cautele nel trattare gli alimenti deperibili sono quindi perseguibili con multe fino a 1.500 euro nel caso in cui mettono in vendita prodotti mal conservati, anche se la “disattenzione” sia stata per una breve durata di tempo o il prodotto non ha subito gravi alterazioni, ovvero senza che siano necessarie “specifiche analisi di laboratorio, ma sulla base di dati obiettivi, come ad esempio il verbale ispettivo, la documentazione fotografica, o mediante la prova testimoniale”.

 

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