GIORNATA INTERNAZIONALE DEI LEGUMI: VOLANO CONSUMI DEL +47%

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09 Feb 2022

GIORNATA INTERNAZIONALE DEI LEGUMI: VOLANO CONSUMI DEL +47%

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Volano i consumi di legumi che nell’ultimo decennio sono aumentati del 47%, dai piselli ai fagioli, dai ceci alle fave fino alle lenticchie, sulla spinta di una vera e propria svolta green nelle scelte di acquisto dei consumatori. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti su dati Istat in occasione della Giornata mondiale dei legumi istituita dall’Organizzazione delle Nazione Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) come un’opportunità per aumentare la consapevolezza dei benefici dei legumi per la salute e per contribuire a sistemi alimentari sostenibili.

La pandemia Covid ha accelerato la tendenza a mettere nel carrello cibi più salutari riportando sulle tavole prodotti come ad esempio fagioli, che in passato erano chiamati non a caso “carne dei poveri”, poiché contribuivano a garantire una corretta alimentazione a chi non poteva permettersi la carne.

Sul fronte nutrizionale i legumi sono, infatti, un’ottima fonte di proteine e di fibre alimentari, utili per regolare le funzioni intestinali e per il controllo dei livelli di glucosio e colesterolo nel sangue. Contengono di sali minerali, come ferro, calcio, potassio, fosforo e magnesio, vitamine del gruppo B e, quando sono freschi, anche vitamina C. Dal punto di vista ambientale le piante di legumi hanno un importante ruolo nella difesa della fertilità dei suoli grazie alla loro capacità di fissare l’azoto al terreno, riducendo l’uso di concimi chimici e contribuendo alla difesa delle acque e dell’ambiente.

I legumi più diffusi in Italia sono fagioli, piselli, lenticchie, ceci e fave oltre a cicerchie, lupini e soia ma il Belpaese può contare anche su molte produzioni tipiche di qualità riconosciute dall’Unione Europea come i fagioli di Rotonda, di Atina, di Sarconi, di Sorana, di Cuneo, vallata bellunese oltre alle lenticchie Castelluccio e a quelle di Altamura.

Le coltivazioni nazionali sono diffuse su oltre 150mila ettari ai quali se ne aggiungono 273mila seminati a soia e soffrono della pressione degli arrivi di prodotto a basso costo e ridotta qualità, magari favoriti dagli accordi commerciali. La produzione nazionale si è così drasticamente ridotta rispetto al passato, accentuando la dipendenza dall’estero, nonostante una ripresa degli ultimi anni. In piena pandemia da Covid le importazioni di legumi in Italia hanno superato i 400 milioni di chili in crescita del 2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente con un balzo del 16% per i piselli, sulla base dei dati Istat relativi ai primi dieci mesi del 2021.

Il risultato è che tre piatti di fagioli, lenticchie e ceci su quattro che si consumano in Italia oggi, sono in realtà stranieri, provenienti soprattutto da Paesi come gli Stati Uniti e il Canada dove vengono fatti seccare con l’utilizzo in pre-raccolta del glifosate secondo modalità vietate sul territorio nazionale.

Infatti oltre il 90% delle lenticchie consumate in Italia sono straniere, soprattutto americane e canadesi.  Ma la dipendenza dalle importazioni è all’incirca della stessa percentuale anche per i fagioli, che arrivano in gran parte dall’Argentina oltre che dal Nord America, del 70% per i piselli e di più del 50% per i ceci.

 

 

 

 

 

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