Come scegliere:
Preferire una pasta con una percentuale di proteine tra il 12,5 e il 15%. Un valore di 13,5% indica che siamo in presenza di ottima semola.
Le etichette non riportano quasi mai le % ma i grammi di proteine per 100 grammi di prodotto che però sono esattamente la stessa cosa.
Preferire quella trafilata a bronzo
La sua rugosità assorbe meglio il condimento e lo trattiene, con garanzia sulla tenuta di cottura.
Scegliere pasta fatta con grano italiano
Non basta acquistare pasta fatta da un pastificio nazionale ma scegliamo sempre quella fatta con grano duro italiano. Oggi ogni confezione di pasta prodotta in Italia deve riportare la provenienza del grano. Solo se il grano duro è coltivato almeno per il 50% nel nostro Paese, si potrà usare la dicitura: “Italia“.
A disposizione del consumatore deve essere sempre presente l’informazione relativa all’etichettatura d’origine del grano
Come conservare il prodotto:
La pasta, come tutti gli alimenti secchi, va conservata in ambiente ventilato o asciutto nella sua confezioni oppure una volta aperta sarebbe meglio trasferirne il contenuto in barattoli di vetro chiusi ermeticamente.
Come consumarla
La pasta, alimento principe della nostra tradizione alimentare, va cotta sempre al dente perché in questo modo risulta molto più digeribile e mantiene un Indice Glicemico basso.
Il segreto per una buona cottura sta nel cuocere la pasta in una pentola capiente con 1 litro di acqua per ogni 100g di pasta. Se vogliamo condirla con salse, verdure o pesce il suggerimento è quello di scolarla un paio di minuti prima della fine della cottura e saltarla poi in padella con il condimento scelto.
Alla base di tutto ricordiamoci sempre di mangiare la migliore pasta fatta con grano Italiano, il miglior grano duro del mondo, quello che cresce e matura naturalmente sotto il sole…
La pasta si produce tutto l’anno, ed è uno dei simboli maggiormente riconosciuti della cucina italiana nel mondo, rappresentando un prodotto molto importante per l’export italiano e per l’economia del nostro Paese.
Ma la pasta ha una storia molto antica e ricca di aneddoti che ha inizio 7.000 anni fa, quando l’uomo, abbandonata la vita nomade, inizia a coltivare la terra, scopre il grano, impara a lavorarlo sempre meglio, lo macina per fare la farina, che poi impasta con l’acqua, spiana l’impasto e lo cuoce sulla pietra rovente.
Dobbiamo agli arabi, invece, l’invenzione della pasta secca, che a loro consentiva la conservazione durante gli spostamenti nel deserto.
E non a caso è stata la Sicilia (dove ancora oggi è in corso un importantissimo lavoro agricolo sui grani antichi) la prima regione italiana da cui è partita la diffusione della pasta, insieme alla Sardegna e alla città di Genova, tra i centri più antichi di produzione e di esportazione.
Ad oggi fra corta o lunga, liscia o rigata, sono oltre 300 i tipi di pasta prodotti in Italia, una varietà che testimonia l’immensa ricchezza del nostro patrimonio pastario, in grado di coniugare tradizione e creatività.
Il processo di produzione della pasta secca è il risultato di secoli di evoluzione ma la semplicità dei suoi ingredienti è rimasto immutato nel tempo: una miscela dei migliori grani duri e acqua.
La pasta secca italiana a differenza della pasta fresca, infatti, è l’unica al mondo che secondo la normativa deve essere fatta solo di grano duro: i suoi chicchi hanno struttura vitrea e non farinosa e dalla loro macinazione si ottiene la semola, la parte più nobile del chicco, dal caratteristico colore giallo ambrato; mischiata con acqua dà vita a un impasto tenace, perfetto per sostenere l’architettura della pasta.
L’impasto ottenuto viene poi modellato dalle trafile, che ne determinano la forma prescelta.
La trafila è un utensile a forma cilindrica o a parallelepipedo rettangolo, con dei fori di ingresso e di uscita; tale utensile conferisce all’impasto la forma plastica del formato da produrre.
Le trafile si distinguono in bronzo e in teflon. La pasta che si ottiene dalla trafilatura in bronzo ha una superficie ruvida e porosa, che consente di trattenere al meglio alcuni condimenti.
L’essiccamento rappresenta il momento più delicato dell’intero ciclo produttivo. Durante tale fase, la pasta viene lasciata riposare all’interno di essiccatori e ventilata con aria calda per ridurne il contenuto di acqua e raggiungere il tetto massimo del 12,5% di umidità previsto per legge.
Al termine del processo di essiccamento, si effettua il raffreddamento della pasta all’interno di appositi raffreddatori. E’ qui che la pasta, precedentemente ventilata, viene riportata a temperatura ambiente.
A conclusione del ciclo produttivo, la pasta viene confezionata all’interno di astucci di cartone o di sacchetti trasparenti ed è pronta per essere consumata.
L’Italia è il primo produttore d’Europa di grano duro e il secondo al mondo con 1,2 milioni di ettari e circa 4 milioni di ton.
Il nostro grano cresce e matura sotto il sole senza l’impiego di maturanti artificiali come ad esempio il glifosate impiegato invece in Canada nella fase pre raccolta (uno dei paesi maggiormente esportatori di grano duro in Europa).
L’Italia e la nostra industria nazionale, infatti, sono leader di mercato a livello mondiale e possono contare su più di 120 pastifici dislocati a livello nazionale.
Infatti, se sono 15 i milioni di tonnellate di pasta prodotta a livello globale, quasi un piatto di pasta su quattro consumati nel mondo è fatto in un pastificio italiano.
Negli USA questo rapporto sale addirittura a 1 su 3. All’interno dell’Unione Europea, questa leadership è ancora più marcata: il 67% della produzione (5,4 milioni di tonnellate per un valore di 5,3 miliardi di euro) è tricolore (3,6 milioni di tonnellate).
Nonostante il nostro Paese mantenga il suo primato di primo paese produttore di pasta al mondo e risulti saldamente al primo posto anche nella classifica dell’export con 1,9 milioni di tonnellate, spicca il grande balzo in avanti fatto negli ultimi anni da altri paesi che stanno aumentando di molto la loro capacità produttiva.
Emblematico il caso della Turchia, in cui la produzione di pasta è cresciuta del 77% in soli 5 anni, passando da 850.000 tonnellate ad oltre 1,5 milioni.
Tutto l’anno!
Per bambini, ragazzi ed atleti la pasta è un ottimo alimento da consumare a pranzo: è molto digeribile e fornisce una buona dose di energia sia per lo studio che per le attività fisiche.
Le ricerche scientifiche più recenti hanno smentito che consumare la pasta a cena faccia ingrassare, e che invece l’aumento di peso sia dovuto principalmente dal tipo di condimento utilizzato, dalla quantità di grassi.
La pasta occupa il posto d’onore nella rinomata dieta mediterranea, un regime alimentare apprezzato a livello internazionale che prevede frutta, verdura, cereali, legumi, olio di oliva, pesce, vino rosso e formaggi tradizionali.
Un alimento ricco di energia a lungo termine, caratterizzato da un’elevata percentuale di carboidrati complessi, che necessitano di un processo digestivo articolato e che vengono assimilati più lentamente dall’organismo. Si aggiungono poi pochissimi zuccheri semplici, proteine, ferro, vitamine B1, B2 e un apporto di lipidi trascurabile.
Cento grammi di pasta sono in grado di fornire un apporto energetico di circa 360 kilocalorie, di cui almeno il 70% sotto forma di carboidrati complessi, un vero e proprio carburante soprattutto nell’alimentazione di chi pratica sport.
La quota proteica è invece pari a circa il 13%, mentre il contenuto di grassi è decisamente trascurabile.
Tra i nutrienti principali contenuti nella pasta ci sono le fibre, anche se in quota non elevatissima, e l’acqua.
I pochi grassi presenti sono principalmente monoinsaturi, mentre è completamente assente il colesterolo.
Basta, dunque, un condimento leggero per realizzare un piatto completo ed equilibrato: verdure, formaggi magri, carni, pesce, legumi, olio a crudo, il tutto dosato con giusta misura.
I Greci possono essere considerati tra i primi popoli che hanno sperimentato qualcosa di simile alla nostra pasta. Nella loro cucina appare infatti, il laganon: un foglio largo e piatto costituito da farina di grano, acqua e essiccato al sole che veniva consumato aromatizzato con l’aglio.
Dal laganon greco deriva il laganum latino che Cicerone cita nei suoi scritti.
Il poeta Orazio racconta che dopo aver vagabondato per il Foro, tornava a casa dove l’aspettavano “porri et ciceris laganique catinum” ovvero una scodella di porri, ceci e lagane.
Chi mangia più pasta al mondo?
In Italia il consumo pro capite è di 23,5 chilogrammi, contro i 17 kg della Tunisia, seconda in questa speciale classifica.
Seguono Venezuela (12 kg), Grecia (11 kg), Cile (9,4 kg), Stati Uniti (8,8 kg), Argentina e Turchia a pari merito (8,7 kg).
Al primo posto in fatto di preferenze di mercato, con il 14,4% del volume totale della pasta venduta ci sono gli spaghetti, seguiti dalle penne rigate (8,5%) e dai fusilli (7%).
La Pasta di Gragnano è oggi un prodotto I.G.P. grazie all’ottenimento del primo riconoscimento comunitario di qualità assegnato alla pasta in Italia e in Europa.
DECRETO 26 luglio 2017: “Indicazione dell’origine, in etichetta, del grano duro per paste di semola di grano duro”
Come scegliere:
Preferire una pasta con una percentuale di proteine tra il 12,5 e il 15%. Un valore di 13,5% indica che siamo in presenza di ottima semola.
Le etichette non riportano quasi mai le % ma i grammi di proteine per 100 grammi di prodotto che però sono esattamente la stessa cosa.
Preferire quella trafilata a bronzo
La sua rugosità assorbe meglio il condimento e lo trattiene, con garanzia sulla tenuta di cottura.
Scegliere pasta fatta con grano italiano
Non basta acquistare pasta fatta da un pastificio nazionale ma scegliamo sempre quella fatta con grano duro italiano. Oggi ogni confezione di pasta prodotta in Italia deve riportare la provenienza del grano. Solo se il grano duro è coltivato almeno per il 50% nel nostro Paese, si potrà usare la dicitura: “Italia“.
A disposizione del consumatore deve essere sempre presente l’informazione relativa all’etichettatura d’origine del grano
Come conservare il prodotto:
La pasta, come tutti gli alimenti secchi, va conservata in ambiente ventilato o asciutto nella sua confezioni oppure una volta aperta sarebbe meglio trasferirne il contenuto in barattoli di vetro chiusi ermeticamente.
Come consumarla
La pasta, alimento principe della nostra tradizione alimentare, va cotta sempre al dente perché in questo modo risulta molto più digeribile e mantiene un Indice Glicemico basso.
Il segreto per una buona cottura sta nel cuocere la pasta in una pentola capiente con 1 litro di acqua per ogni 100g di pasta. Se vogliamo condirla con salse, verdure o pesce il suggerimento è quello di scolarla un paio di minuti prima della fine della cottura e saltarla poi in padella con il condimento scelto.
Alla base di tutto ricordiamoci sempre di mangiare la migliore pasta fatta con grano Italiano, il miglior grano duro del mondo, quello che cresce e matura naturalmente sotto il sole…
La pasta si produce tutto l’anno, ed è uno dei simboli maggiormente riconosciuti della cucina italiana nel mondo, rappresentando un prodotto molto importante per l’export italiano e per l’economia del nostro Paese.
Ma la pasta ha una storia molto antica e ricca di aneddoti che ha inizio 7.000 anni fa, quando l’uomo, abbandonata la vita nomade, inizia a coltivare la terra, scopre il grano, impara a lavorarlo sempre meglio, lo macina per fare la farina, che poi impasta con l’acqua, spiana l’impasto e lo cuoce sulla pietra rovente.
Dobbiamo agli arabi, invece, l’invenzione della pasta secca, che a loro consentiva la conservazione durante gli spostamenti nel deserto.
E non a caso è stata la Sicilia (dove ancora oggi è in corso un importantissimo lavoro agricolo sui grani antichi) la prima regione italiana da cui è partita la diffusione della pasta, insieme alla Sardegna e alla città di Genova, tra i centri più antichi di produzione e di esportazione.
Ad oggi fra corta o lunga, liscia o rigata, sono oltre 300 i tipi di pasta prodotti in Italia, una varietà che testimonia l’immensa ricchezza del nostro patrimonio pastario, in grado di coniugare tradizione e creatività.
Il processo di produzione della pasta secca è il risultato di secoli di evoluzione ma la semplicità dei suoi ingredienti è rimasto immutato nel tempo: una miscela dei migliori grani duri e acqua.
La pasta secca italiana a differenza della pasta fresca, infatti, è l’unica al mondo che secondo la normativa deve essere fatta solo di grano duro: i suoi chicchi hanno struttura vitrea e non farinosa e dalla loro macinazione si ottiene la semola, la parte più nobile del chicco, dal caratteristico colore giallo ambrato; mischiata con acqua dà vita a un impasto tenace, perfetto per sostenere l’architettura della pasta.
L’impasto ottenuto viene poi modellato dalle trafile, che ne determinano la forma prescelta.
La trafila è un utensile a forma cilindrica o a parallelepipedo rettangolo, con dei fori di ingresso e di uscita; tale utensile conferisce all’impasto la forma plastica del formato da produrre.
Le trafile si distinguono in bronzo e in teflon. La pasta che si ottiene dalla trafilatura in bronzo ha una superficie ruvida e porosa, che consente di trattenere al meglio alcuni condimenti.
L’essiccamento rappresenta il momento più delicato dell’intero ciclo produttivo. Durante tale fase, la pasta viene lasciata riposare all’interno di essiccatori e ventilata con aria calda per ridurne il contenuto di acqua e raggiungere il tetto massimo del 12,5% di umidità previsto per legge.
Al termine del processo di essiccamento, si effettua il raffreddamento della pasta all’interno di appositi raffreddatori. E’ qui che la pasta, precedentemente ventilata, viene riportata a temperatura ambiente.
A conclusione del ciclo produttivo, la pasta viene confezionata all’interno di astucci di cartone o di sacchetti trasparenti ed è pronta per essere consumata.
L’Italia è il primo produttore d’Europa di grano duro e il secondo al mondo con 1,2 milioni di ettari e circa 4 milioni di ton.
Il nostro grano cresce e matura sotto il sole senza l’impiego di maturanti artificiali come ad esempio il glifosate impiegato invece in Canada nella fase pre raccolta (uno dei paesi maggiormente esportatori di grano duro in Europa).
L’Italia e la nostra industria nazionale, infatti, sono leader di mercato a livello mondiale e possono contare su più di 120 pastifici dislocati a livello nazionale.
Infatti, se sono 15 i milioni di tonnellate di pasta prodotta a livello globale, quasi un piatto di pasta su quattro consumati nel mondo è fatto in un pastificio italiano.
Negli USA questo rapporto sale addirittura a 1 su 3. All’interno dell’Unione Europea, questa leadership è ancora più marcata: il 67% della produzione (5,4 milioni di tonnellate per un valore di 5,3 miliardi di euro) è tricolore (3,6 milioni di tonnellate).
Nonostante il nostro Paese mantenga il suo primato di primo paese produttore di pasta al mondo e risulti saldamente al primo posto anche nella classifica dell’export con 1,9 milioni di tonnellate, spicca il grande balzo in avanti fatto negli ultimi anni da altri paesi che stanno aumentando di molto la loro capacità produttiva.
Emblematico il caso della Turchia, in cui la produzione di pasta è cresciuta del 77% in soli 5 anni, passando da 850.000 tonnellate ad oltre 1,5 milioni.
Tutto l’anno!
Per bambini, ragazzi ed atleti la pasta è un ottimo alimento da consumare a pranzo: è molto digeribile e fornisce una buona dose di energia sia per lo studio che per le attività fisiche.
Le ricerche scientifiche più recenti hanno smentito che consumare la pasta a cena faccia ingrassare, e che invece l’aumento di peso sia dovuto principalmente dal tipo di condimento utilizzato, dalla quantità di grassi.
La pasta occupa il posto d’onore nella rinomata dieta mediterranea, un regime alimentare apprezzato a livello internazionale che prevede frutta, verdura, cereali, legumi, olio di oliva, pesce, vino rosso e formaggi tradizionali.
Un alimento ricco di energia a lungo termine, caratterizzato da un’elevata percentuale di carboidrati complessi, che necessitano di un processo digestivo articolato e che vengono assimilati più lentamente dall’organismo. Si aggiungono poi pochissimi zuccheri semplici, proteine, ferro, vitamine B1, B2 e un apporto di lipidi trascurabile.
Cento grammi di pasta sono in grado di fornire un apporto energetico di circa 360 kilocalorie, di cui almeno il 70% sotto forma di carboidrati complessi, un vero e proprio carburante soprattutto nell’alimentazione di chi pratica sport.
La quota proteica è invece pari a circa il 13%, mentre il contenuto di grassi è decisamente trascurabile.
Tra i nutrienti principali contenuti nella pasta ci sono le fibre, anche se in quota non elevatissima, e l’acqua.
I pochi grassi presenti sono principalmente monoinsaturi, mentre è completamente assente il colesterolo.
Basta, dunque, un condimento leggero per realizzare un piatto completo ed equilibrato: verdure, formaggi magri, carni, pesce, legumi, olio a crudo, il tutto dosato con giusta misura.
I Greci possono essere considerati tra i primi popoli che hanno sperimentato qualcosa di simile alla nostra pasta. Nella loro cucina appare infatti, il laganon: un foglio largo e piatto costituito da farina di grano, acqua e essiccato al sole che veniva consumato aromatizzato con l’aglio.
Dal laganon greco deriva il laganum latino che Cicerone cita nei suoi scritti.
Il poeta Orazio racconta che dopo aver vagabondato per il Foro, tornava a casa dove l’aspettavano “porri et ciceris laganique catinum” ovvero una scodella di porri, ceci e lagane.
Chi mangia più pasta al mondo?
In Italia il consumo pro capite è di 23,5 chilogrammi, contro i 17 kg della Tunisia, seconda in questa speciale classifica.
Seguono Venezuela (12 kg), Grecia (11 kg), Cile (9,4 kg), Stati Uniti (8,8 kg), Argentina e Turchia a pari merito (8,7 kg).
Al primo posto in fatto di preferenze di mercato, con il 14,4% del volume totale della pasta venduta ci sono gli spaghetti, seguiti dalle penne rigate (8,5%) e dai fusilli (7%).
La Pasta di Gragnano è oggi un prodotto I.G.P. grazie all’ottenimento del primo riconoscimento comunitario di qualità assegnato alla pasta in Italia e in Europa.
DECRETO 26 luglio 2017: “Indicazione dell’origine, in etichetta, del grano duro per paste di semola di grano duro”