Scrigno di nutrienti benefici, gli asparagi vanno acquistati ponendo molta cura alla scelta.
Preferire quelli di origine italiana, soprattutto nella fase di produzione naturale, significa optare per un prodotto che non ha dovuto affrontare lunghi viaggi per sopportare i quali è stato sottoposto a trattamenti antimuffa.
Leggete l’etichetta, dunque, dove sarà disponibile l’informazione sull’origine del prodotto, oltre che la categoria, il prezzo e la varietà.
Una volta individuato il vostro prodotto, seguite questi piccoli suggerimenti per scegliere quello più fresco.
Per prima cosa, badate alla consistenza: gli asparagi freschi sono duri; se sottoposti a pressione devono spezzarsi, non piegarsi.
In secondo luogo, osservate bene l’aspetto: gli asparagi non devono apparire né legnosi né di colore spento.
Infine, ponete attenzione a quelli situati al centro del mazzo: verificate che siano ancora integri e non presentino segni di marcescenza.
Tenete a mente che gli asparagi freschi non hanno una lunga conservabilità. Una volta a casa, consumateli nel più breve tempo possibile.
Per mantenerli più a lungo, immergete la parte inferiore in acqua fredda per alcune ore, poi asciugateli e riponeteli in frigorifero.
Giunto il momento di consumarli, i seguenti suggerimenti vi aiuteranno a preservare il sapore, la consistenza e le caratteristiche nutrizionali.
Il primo è di godere del piacere di mangiare gli asparagi a crudo, tagliandoli a fettine piccole e unendoli all’insalata.
Se invece preferite cuocerli, scegliete la preparazione al vapore, che salvaguarda le caratteristiche nutritive del prodotto.
Per preparali, tagliate l’estremità inferiore del gambo, più legnosa, avendo cura di appoggiare tutto l’ortaggio su un tagliere, onde evitare che si spezzi.
Sbucciate il gambo rimanente per eliminare la parte più fibrosa.
Dopo averli sciacquati e raccolti a mazzetti, metterli nell’acqua bollente, in piedi, facendo in modo che le punte, più tenere, restino fuori e si cuociano solo con l’effetto del vapore.
Ma attenzione al condimento perché gli asparagi ne assorbono molto e il rischio di eccedere è reale.
L’asparago appartiene alla stessa famiglia dell’aglio e della cipolla, le Liliaceae.
La pianta è dotata di rizomi, fusti modificati che crescono sotto terra formando un reticolo, da cui si dipartono i turioni, ovvero la parte epigea e commestibile della pianta.
Nel caso di coltura forzata, il turione si presenta di colore bianco mentre in pieno campo, a causa della fotosintesi clorofilliana, assume una colorazione verde.
Se non vengono raccolti per il consumo, dai turioni si dipartono gambi di lunghezza variabile da 1 a 1,5 m; tali gambi vanno raccolti quando ancora essi non hanno raggiunto una dura consistenza.
Diversamente da molte verdure, dove i germogli più piccoli e fini sono anche più teneri, gli steli più grossi dell’asparago hanno una maggiore polpa rispetto allo spessore della pelle, risultando quindi più teneri.
Oltre alle varietà coltivate, esistono gli asparagi selvatici (Asparagus acutifolius) conosciuti anche come asparagina, dal caratteristico gusto amarognolo, la cui presenza può essere individuata in aree di campagna, pascoli e boschi.
L’asparago può essere coltivato nei campi oppure in apposite serre dette asparagiaie, che sono produttive dopo 2-3 anni dall’avvio e lo rimangono per oltre una dozzina.
L’Italia detiene il primato europeo per produzione di asparago verde (se ne coltiva l’80-85% contro il 15-20% di bianco) con una produzione di circa 40.000 tonnellate.
La coltivazione dell’asparago bianco è sviluppata soprattutto nel Nord-Est, in particolare Veneto con 1.400 tonnellate, ma è diffusa anche in Puglia, Campania, Emilia-Romagna, Piemonte, Toscana, Lazio, Sardegna e Lombardia.
A livello globale, i principali paesi produttori sono Francia, Germania, Spagna, Cina, Perù, Stati Uniti e Messico.
La produzione degli asparagi è distribuita a cavallo tra inverno e primavera, cominciando a febbraio e terminando a maggio.
La commercializzazione si estende fino al mese di giugno.
Perché consumare gli asparagi? In realtà, sarebbe più opportuno chiedere perché no?
Da questa verdura possiamo trarre, infatti, molti nutrienti: è ricca di fibre vegetali, acido folico e vitamine, con particolare riferimento alla vitamina A, alla vitamina C ed alla vitamina E.
Ha un interessante contenuto di sali minerali, tra i quali è bene evidenziare il cromo, un minerale che permette di migliorare la capacità dell’insulina di trasportare il glucosio dal flusso sanguigno verso le cellule del nostro organismo.
Virtù che ha fatto indicare ad alcuni studi gli asparagi tra gli elementi consigliati al fine di attuare una prevenzione del diabete di tipo 2.
Ma non finisce qui.
Come l’avocado, i cavoli ed i cavolini di Bruxelles, anche gli asparagi risultano particolarmente ricchi di una sostanza denominata glutatione, utile a favorire la depurazione dell’organismo, migliorando la sua capacità di liberarsi di sostanze dannose e ad azione degenerativa, come i radicali liberi.
Sono ricchi di antiossidanti, una caratteristica che li rende tra i vegetali maggiormente utili a contrastare i segni dell’invecchiamento.
Secondo alcuni studi preliminari, gli asparagi potrebbero essere utili a rallentare il processo di avanzamento dell’età biologica.
Anche del nostro cervello, grazie alla presenza di acido folico e vitamina B12.
Gli asparagi contengono, inoltre, elevati livelli di un amminoacido denominato asparagina, che costituisce un diuretico naturale, permettendo in questo modo all’organismo di espellere il sodio in eccesso.
Si tratta di una proprietà particolarmente benefica per coloro che soffrono di ritenzione idrica, edema o ipertensione.
Gli asparagi presentano un elevato contenuto di potassio, un sale minerale prezioso per la regolazione della pressione sanguigna e per il funzionamento dei muscoli, compreso il cuore.
Il consumo di asparagi è indicato nella prevenzione delle patologie cardiocircolatorie, oltre che per favorire il buon funzionamento del sistema nervoso.
Gli asparagi sono considerati particolarmente benefici per il nostro apparato digerente per via del loro contenuto di inulina, una tipologia di carboidrato che giunge intatto all’intestino e che rappresenta una fonte ideale di nutrimento per la flora batterica, con particolare riferimento ai lactobacilli.
Oltre a supportare la digestione, gli asparagi sono considerati alla stregua di un vero e proprio antinfiammatorio naturale.
L’asparago è anche ricco di rutina, sostanza che serve a rinforzare le pareti dei capillari, e di acido folico.
Rilevanti anche le quantità di manganese e di vitamina A, che hanno un effetto benefico su legamenti, reni e pelle.
Per maggiori approfondimenti, consulta la tabella di composizione degli alimenti di CREA e LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia) per la popolazione italiana – IV Revisione (ex INRAN)
Dell’asparago si trovano tracce nei manuali dei Romani datati 200 a.C..
Nei testi di Teofrasto, Catone, Plinio e Apicio si trovano descrizioni accurate della coltivazione e della preparazione di questa verdura.
Si dice che agli imperatori romani piacessero così tanto che avevano fatto costruire delle apposite navi per andare a recuperarli, denominate, indovinate un po’, “asparagus”.
La coltivazione si è poi diffusa in Francia, intorno al XV secolo, poi in Inghilterra, nel XVI, e successivamente nel Nord America.
Qui i nativi americani lo essiccavano per utilizzarlo a scopi officiali.
Scrigno di nutrienti benefici, gli asparagi vanno acquistati ponendo molta cura alla scelta.
Preferire quelli di origine italiana, soprattutto nella fase di produzione naturale, significa optare per un prodotto che non ha dovuto affrontare lunghi viaggi per sopportare i quali è stato sottoposto a trattamenti antimuffa.
Leggete l’etichetta, dunque, dove sarà disponibile l’informazione sull’origine del prodotto, oltre che la categoria, il prezzo e la varietà.
Una volta individuato il vostro prodotto, seguite questi piccoli suggerimenti per scegliere quello più fresco.
Per prima cosa, badate alla consistenza: gli asparagi freschi sono duri; se sottoposti a pressione devono spezzarsi, non piegarsi.
In secondo luogo, osservate bene l’aspetto: gli asparagi non devono apparire né legnosi né di colore spento.
Infine, ponete attenzione a quelli situati al centro del mazzo: verificate che siano ancora integri e non presentino segni di marcescenza.
Tenete a mente che gli asparagi freschi non hanno una lunga conservabilità. Una volta a casa, consumateli nel più breve tempo possibile.
Per mantenerli più a lungo, immergete la parte inferiore in acqua fredda per alcune ore, poi asciugateli e riponeteli in frigorifero.
Giunto il momento di consumarli, i seguenti suggerimenti vi aiuteranno a preservare il sapore, la consistenza e le caratteristiche nutrizionali.
Il primo è di godere del piacere di mangiare gli asparagi a crudo, tagliandoli a fettine piccole e unendoli all’insalata.
Se invece preferite cuocerli, scegliete la preparazione al vapore, che salvaguarda le caratteristiche nutritive del prodotto.
Per preparali, tagliate l’estremità inferiore del gambo, più legnosa, avendo cura di appoggiare tutto l’ortaggio su un tagliere, onde evitare che si spezzi.
Sbucciate il gambo rimanente per eliminare la parte più fibrosa.
Dopo averli sciacquati e raccolti a mazzetti, metterli nell’acqua bollente, in piedi, facendo in modo che le punte, più tenere, restino fuori e si cuociano solo con l’effetto del vapore.
Ma attenzione al condimento perché gli asparagi ne assorbono molto e il rischio di eccedere è reale.
L’asparago appartiene alla stessa famiglia dell’aglio e della cipolla, le Liliaceae.
La pianta è dotata di rizomi, fusti modificati che crescono sotto terra formando un reticolo, da cui si dipartono i turioni, ovvero la parte epigea e commestibile della pianta.
Nel caso di coltura forzata, il turione si presenta di colore bianco mentre in pieno campo, a causa della fotosintesi clorofilliana, assume una colorazione verde.
Se non vengono raccolti per il consumo, dai turioni si dipartono gambi di lunghezza variabile da 1 a 1,5 m; tali gambi vanno raccolti quando ancora essi non hanno raggiunto una dura consistenza.
Diversamente da molte verdure, dove i germogli più piccoli e fini sono anche più teneri, gli steli più grossi dell’asparago hanno una maggiore polpa rispetto allo spessore della pelle, risultando quindi più teneri.
Oltre alle varietà coltivate, esistono gli asparagi selvatici (Asparagus acutifolius) conosciuti anche come asparagina, dal caratteristico gusto amarognolo, la cui presenza può essere individuata in aree di campagna, pascoli e boschi.
L’asparago può essere coltivato nei campi oppure in apposite serre dette asparagiaie, che sono produttive dopo 2-3 anni dall’avvio e lo rimangono per oltre una dozzina.
L’Italia detiene il primato europeo per produzione di asparago verde (se ne coltiva l’80-85% contro il 15-20% di bianco) con una produzione di circa 40.000 tonnellate.
La coltivazione dell’asparago bianco è sviluppata soprattutto nel Nord-Est, in particolare Veneto con 1.400 tonnellate, ma è diffusa anche in Puglia, Campania, Emilia-Romagna, Piemonte, Toscana, Lazio, Sardegna e Lombardia.
A livello globale, i principali paesi produttori sono Francia, Germania, Spagna, Cina, Perù, Stati Uniti e Messico.
La produzione degli asparagi è distribuita a cavallo tra inverno e primavera, cominciando a febbraio e terminando a maggio.
La commercializzazione si estende fino al mese di giugno.
Perché consumare gli asparagi? In realtà, sarebbe più opportuno chiedere perché no?
Da questa verdura possiamo trarre, infatti, molti nutrienti: è ricca di fibre vegetali, acido folico e vitamine, con particolare riferimento alla vitamina A, alla vitamina C ed alla vitamina E.
Ha un interessante contenuto di sali minerali, tra i quali è bene evidenziare il cromo, un minerale che permette di migliorare la capacità dell’insulina di trasportare il glucosio dal flusso sanguigno verso le cellule del nostro organismo.
Virtù che ha fatto indicare ad alcuni studi gli asparagi tra gli elementi consigliati al fine di attuare una prevenzione del diabete di tipo 2.
Ma non finisce qui.
Come l’avocado, i cavoli ed i cavolini di Bruxelles, anche gli asparagi risultano particolarmente ricchi di una sostanza denominata glutatione, utile a favorire la depurazione dell’organismo, migliorando la sua capacità di liberarsi di sostanze dannose e ad azione degenerativa, come i radicali liberi.
Sono ricchi di antiossidanti, una caratteristica che li rende tra i vegetali maggiormente utili a contrastare i segni dell’invecchiamento.
Secondo alcuni studi preliminari, gli asparagi potrebbero essere utili a rallentare il processo di avanzamento dell’età biologica.
Anche del nostro cervello, grazie alla presenza di acido folico e vitamina B12.
Gli asparagi contengono, inoltre, elevati livelli di un amminoacido denominato asparagina, che costituisce un diuretico naturale, permettendo in questo modo all’organismo di espellere il sodio in eccesso.
Si tratta di una proprietà particolarmente benefica per coloro che soffrono di ritenzione idrica, edema o ipertensione.
Gli asparagi presentano un elevato contenuto di potassio, un sale minerale prezioso per la regolazione della pressione sanguigna e per il funzionamento dei muscoli, compreso il cuore.
Il consumo di asparagi è indicato nella prevenzione delle patologie cardiocircolatorie, oltre che per favorire il buon funzionamento del sistema nervoso.
Gli asparagi sono considerati particolarmente benefici per il nostro apparato digerente per via del loro contenuto di inulina, una tipologia di carboidrato che giunge intatto all’intestino e che rappresenta una fonte ideale di nutrimento per la flora batterica, con particolare riferimento ai lactobacilli.
Oltre a supportare la digestione, gli asparagi sono considerati alla stregua di un vero e proprio antinfiammatorio naturale.
L’asparago è anche ricco di rutina, sostanza che serve a rinforzare le pareti dei capillari, e di acido folico.
Rilevanti anche le quantità di manganese e di vitamina A, che hanno un effetto benefico su legamenti, reni e pelle.
Per maggiori approfondimenti, consulta la tabella di composizione degli alimenti di CREA e LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia) per la popolazione italiana – IV Revisione (ex INRAN)
Dell’asparago si trovano tracce nei manuali dei Romani datati 200 a.C..
Nei testi di Teofrasto, Catone, Plinio e Apicio si trovano descrizioni accurate della coltivazione e della preparazione di questa verdura.
Si dice che agli imperatori romani piacessero così tanto che avevano fatto costruire delle apposite navi per andare a recuperarli, denominate, indovinate un po’, “asparagus”.
La coltivazione si è poi diffusa in Francia, intorno al XV secolo, poi in Inghilterra, nel XVI, e successivamente nel Nord America.
Qui i nativi americani lo essiccavano per utilizzarlo a scopi officiali.