Quando si acquistano i cetrioli è sempre bene verificare che non siano ammaccati o avvizziti e che la buccia sia lucida e tesa (non rugosa), di colore verde possibilmente senza nessuna striatura gialla. Per quanto riguarda le dimensioni, quelli non troppo grandi saranno meno amari e con meno semini. Sia le due estremità che il corpo centrale devono poi essere sodi e non mollicci: in generale il cetriolo dovrà risultare al tatto consistente e sodo.
Tuttavia anche se li scegliamo di un verde vivace e sodi al tatto, che sembrano perfetti per una bella insalata, al primo assaggio possono tradirci con un sapore troppo amaro: è importante sapere che questo gusto è dovuto alla presenza di “cucurbitacine”, sostanze che sono concentrate nelle estremità e sotto la buccia del cetriolo.
Seppur non scientificamente dimostrato, per eliminare il sapore amaro si propongono questi due piccoli trucchi che spesso funzionano.
1) Prima di affettare tutto il cetriolo per l’insalata, assaggiamone sempre una fettina da ciascuna delle due punte: se sono amare allora è meglio eliminare la buccia con il pelapatate.
2) Un metodo alternativo impiegato da alcuni cuochi giapponesi ed indiani consiste nel farli trasudare: tagliando entrambe le punte (2 cm circa) e avvicinando la cima tagliata al cetriolo, strofiniamole una contro l’altra con movimento rotatorio antiorario per almeno un minuto o finché il cetriolo non smetterà di produrre la tipica schiumetta biancastra. Questo procedimento “rompe” infatti le cellette in cui sono contenuti i princìpi attivi idrosolubili amari.
Anche se i cetrioli freschi e teneri sono generalmente meno amari e di facile digestione, tuttavia, se abbiamo delle difficoltà digestive si può ricorrere anche a qualche altro piccolo accorgimento:
– Pelare i cetrioli più grossi mentre per quelli piccoli basta “spazzolare” energicamente la buccia sotto l’acqua;
– Togliere i semi: tagliare il cetriolo a metà ed eliminare i semi con un cucchiaino.
– Riporli in frigorifero prima di servirli: freddi sono più croccanti, rinfrescanti, ma soprattutto anche più digeribili.
Una volta sciacquato il cetriolo è quindi pronto per essere mangiato! Il cetriolo è infatti ottimo per esser mangiato crudo nelle insalate con o senza buccia (se particolarmente fine e digeribile). Può essere anche grattugiato e utilizzato come ingrediente in tramezzini e panini.
In Spagna è uno degli ingredienti del tipico gazpacho, una zuppa fredda a base di pomodoro, pepe, aglio e olio di oliva; il cetriolo è poi anche l’ingrediente principale dello tzatziki, cioè una salsa greca e albanese usata come antipasto o contorno e diffusa nei Balcani meridionali: insieme allo yogurt, generalmente di pecora o di capra, vengono incorporati infatti cetrioli in forma di purea o finemente spezzettati, aglio, sale e olio d’oliva.
Se si è in presenza di terapie con anticoagulanti, è consigliabile eliminare la buccia prima di consumare il cetriolo.
Come per tutti gli altri ortaggi, è sempre bene consumare il cetriolo il prima possibile una volta acquistato e conservarlo in frigorifero per 3 o 4 giorni nell’apposito cassetto per le verdure.
Per quanto riguarda invece altri metodi di conservazione, può essere messo sotto aceto o sott’olio ma, se abbiamo a disposizione un estrattore, possiamo anche conservarlo in succo e abbinarlo ad esempio con mele, cavolo e limone.
Il cetriolo (dal latino citriolum) è una specie erbacea originaria delle Indie orientali ma coltivata sin dall’antichità in Europa.
I cetrioli fanno parte della famiglia delle Cucurbitacee e contengono in abbondanza le cucurbitacine, sostanze presenti in tutte le parti della pianta (foglie, stelo e radici) che ne causano talvolta l’amarezza: solo occasionalmente si distribuiscono anche nel frutto e, quando ciò avviene, purtroppo tutto il cetriolo diventa amaro. Il gusto amaro, se c’è, è sotto la buccia o più di frequente nelle estremità, molto raramente dentro la polpa o nei semi.
Il cetriolo è una pianta annuale con fusto angoloso, ramificato, ispido, strisciante o rampicante, foglie alterne cordiformi ruvide, palmate, e fiori gialli unisessuali campanulati a 5 lobi.
Le principali tipologie di cetriolo coltivate sono:
– Tipo americano (U.S. Slicer): il più diffuso in Italia, a pianta rustica e bacca verde spinosa lunga 18/20 cm, dal sapore amaro per l’elevata presenza di composti privi di zucchero (agliconi);
– Tipo olandese (Dutch cucumber): non molto diffuso sul mercato italiano, è una pianta a sviluppo più contenuto rispetto al tipo americano e con epicarpo privo di spine; leggermente rugoso, verde scuro lucente, con frutto di 30/40 cm è caratterizzato dalla totale assenza di sapore amaro e dall’assenza di semi;
– Tipo Beith-Alpha: inizialmente diffuso in Puglia, si è poi esteso in altre Regioni; la tipologia è molto simile a quella olandese per aspetto e assenza di sapore amaro, mentre le dimensioni sono, invece, più vicine a quelle del tipo americano;
– Tipo Parigi: di piccole dimensioni 6/7 cm destinato all’industria dei sottaceti.
In Italia, esistono poi alcune varietà di cetriolo che sono state inserite nell’elenco del Ministero delle politiche agricole dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT), come ad esempio quelli pugliesi denominati Tortarello, Cetriolo mezzo lungo di Polignano e Cocomerazzo.
Il cetriolo è una coltura a ciclo annuale (in Italia prevalentemente primaverile-estiva) che ha molte affinità in termini colturali con il melone, rientrando appunto nella famiglia delle cucurbitacee.
Ha elevate esigenze termiche, idriche e nutritive, si adatta a terreni ad elevata e costante umidità, purché ben drenati e concimati. È una pianta che richiede temperature sopra i 24°C, con costanti e abbondanti irrigazioni (circa 2-3 litri di acqua a piantina al giorno).
Come per il melone, il terreno deve essere umido, ma senza ristagni e ben esposto al sole e ricco di potassio; diversamente però richiede anche una discreta quantità di azoto e un terreno più tendente all’acido. Se manca uno dei due elementi, il frutto subirà delle deformazioni alle estremità.
La semina può avvenire in ambiente protetto o in semenzaio già da febbraio, mentre tra aprile e giugno possiamo mettere a dimora il seme direttamente nel terreno.
Caratteristica del cetriolo è infatti la presenza di fiori maschili e femminili che necessitano di essere impollinati manualmente o da insetti impollinatori, come le api, per poter fruttificare. Per questo motivo, diversamente dal melone, si preferisce una coltivazione verticale, con l’uso di sostegni o reti fino a 150 cm di altezza, proprio per favorire l’allegagione dei fiori, e consociare alcuni fiori che stimolano l’opera di impollinazione.
Per quanto riguarda la raccolta si effettua dopo circa 3 mesi dalla semina e dura almeno 1-2 mesi: la pianta del cetriolo, come per la zucchina, è stimolata a produrre anche dopo aver colto il frutto, il quale va raccolto quando è ancora immaturo con un colore verde acceso e prima che ingiallisca.
Il cetriolo nell’orto non deve seguire un’altra cucurbitacea sullo stesso terreno per almeno 3-4 anni.
Le regioni italiane dove si concentra la produzione nazionale di cetrioli sono la Campania, Emilia Romagna, Lazio, Puglia, Sicilia e Veneto.
Nel mondo invece i principali produttori esteri sono Cina, Iran, Russia, Turchia e Stati Uniti, mentre in Europa le più importanti nazioni di produzione, oltre a quella italiana, sono l’Olanda, la Polonia e la Spagna.
Ortaggio estivo per eccellenza, la stagione del cetriolo va da maggio a settembre, anche se nella Grande Distribuzione sono presenti tutto l’anno.
Con appena 12 calorie per 100 grammi, il cetriolo possiede numerose proprietà benefiche per pelle e organismo in generale. Il cetriolo è infatti uno dei vegetali più ricchi di acqua in assoluto, (circa il 95%) e contiene una buona quantità di sali minerali, in particolare potassio e fosforo. Tra le vitamine, le più abbondanti sono la vitamina C, la vitamina K (anticoagulante naturale presente nella buccia del cetriolo) e i folati (gruppo B).
Gran parte degli elementi nutritivi dei cetrioli sono però concentrati nella buccia e nei semini.
Un’altra sostanza che caratterizza i cetrioli è l’acido tartarico, un acido organico che è molto importante per chi vuole dimagrire perchè impedisce che una parte di carboidrati ingeriti nello stesso pasto vengano trasformati. Per questo motivo, se intendiamo perdere peso, nel nostro regime alimentare il cetriolo non dovrebbe mai mancare. Ma per usufruire della sua azione benefica, l’ortaggio va mangiato crudo: se venisse cotto, infatti, l’acido tartarico si distruggerebbe comprese le sue proprietà.
I cetrioli sono infine largamente impiegati anche nell’industria cosmetica naturale, grazie alle loro virtù depurative e decongestionanti. Ottimi quando applicati direttamente sulle occhiaie, in caso di acne, irritazioni cutanee o scottature, sono perfetti anche come ingredienti per maschere viso rinfrescanti e depurative.
Plinio il Vecchio nella sua “Naturalis Historia” racconta che l’imperatore romano Tiberio era ghiotto di cetrioli e incoraggiò quei metodi di coltivazione per garantirne la presenza in tavola tutti i giorni dell’anno. In particolare, furono predisposte delle piccole serre semoventi che venivano spostate in modo da offrire sempre la migliore esposizione ai raggi del sole e, in caso di gelate, venivano messe al riparo di portici.
Recentemente, si diffuse la convinzione che cetrioli spagnoli fossero responsabili della morte di alcune persone in Germania, Austria e Repubblica Ceca, con conseguente ritiro dal mercato e distruzione di ingenti quantità: si scoprì più tardi che questi cetrioli erano stati accusati ingiustamente e che i responsabili dell’epidemia erano invece i germogli di soia.
Il Reg. UE 543/2011 dispone quali informazioni devono essere messe a disposizione del consumatore: nome del prodotto, l’origine, la zona di produzione, la categoria, la varietà ed il prezzo.
Quando si acquistano i cetrioli è sempre bene verificare che non siano ammaccati o avvizziti e che la buccia sia lucida e tesa (non rugosa), di colore verde possibilmente senza nessuna striatura gialla. Per quanto riguarda le dimensioni, quelli non troppo grandi saranno meno amari e con meno semini. Sia le due estremità che il corpo centrale devono poi essere sodi e non mollicci: in generale il cetriolo dovrà risultare al tatto consistente e sodo.
Tuttavia anche se li scegliamo di un verde vivace e sodi al tatto, che sembrano perfetti per una bella insalata, al primo assaggio possono tradirci con un sapore troppo amaro: è importante sapere che questo gusto è dovuto alla presenza di “cucurbitacine”, sostanze che sono concentrate nelle estremità e sotto la buccia del cetriolo.
Seppur non scientificamente dimostrato, per eliminare il sapore amaro si propongono questi due piccoli trucchi che spesso funzionano.
1) Prima di affettare tutto il cetriolo per l’insalata, assaggiamone sempre una fettina da ciascuna delle due punte: se sono amare allora è meglio eliminare la buccia con il pelapatate.
2) Un metodo alternativo impiegato da alcuni cuochi giapponesi ed indiani consiste nel farli trasudare: tagliando entrambe le punte (2 cm circa) e avvicinando la cima tagliata al cetriolo, strofiniamole una contro l’altra con movimento rotatorio antiorario per almeno un minuto o finché il cetriolo non smetterà di produrre la tipica schiumetta biancastra. Questo procedimento “rompe” infatti le cellette in cui sono contenuti i princìpi attivi idrosolubili amari.
Anche se i cetrioli freschi e teneri sono generalmente meno amari e di facile digestione, tuttavia, se abbiamo delle difficoltà digestive si può ricorrere anche a qualche altro piccolo accorgimento:
– Pelare i cetrioli più grossi mentre per quelli piccoli basta “spazzolare” energicamente la buccia sotto l’acqua;
– Togliere i semi: tagliare il cetriolo a metà ed eliminare i semi con un cucchiaino.
– Riporli in frigorifero prima di servirli: freddi sono più croccanti, rinfrescanti, ma soprattutto anche più digeribili.
Una volta sciacquato il cetriolo è quindi pronto per essere mangiato! Il cetriolo è infatti ottimo per esser mangiato crudo nelle insalate con o senza buccia (se particolarmente fine e digeribile). Può essere anche grattugiato e utilizzato come ingrediente in tramezzini e panini.
In Spagna è uno degli ingredienti del tipico gazpacho, una zuppa fredda a base di pomodoro, pepe, aglio e olio di oliva; il cetriolo è poi anche l’ingrediente principale dello tzatziki, cioè una salsa greca e albanese usata come antipasto o contorno e diffusa nei Balcani meridionali: insieme allo yogurt, generalmente di pecora o di capra, vengono incorporati infatti cetrioli in forma di purea o finemente spezzettati, aglio, sale e olio d’oliva.
Se si è in presenza di terapie con anticoagulanti, è consigliabile eliminare la buccia prima di consumare il cetriolo.
Come per tutti gli altri ortaggi, è sempre bene consumare il cetriolo il prima possibile una volta acquistato e conservarlo in frigorifero per 3 o 4 giorni nell’apposito cassetto per le verdure.
Per quanto riguarda invece altri metodi di conservazione, può essere messo sotto aceto o sott’olio ma, se abbiamo a disposizione un estrattore, possiamo anche conservarlo in succo e abbinarlo ad esempio con mele, cavolo e limone.
Il cetriolo (dal latino citriolum) è una specie erbacea originaria delle Indie orientali ma coltivata sin dall’antichità in Europa.
I cetrioli fanno parte della famiglia delle Cucurbitacee e contengono in abbondanza le cucurbitacine, sostanze presenti in tutte le parti della pianta (foglie, stelo e radici) che ne causano talvolta l’amarezza: solo occasionalmente si distribuiscono anche nel frutto e, quando ciò avviene, purtroppo tutto il cetriolo diventa amaro. Il gusto amaro, se c’è, è sotto la buccia o più di frequente nelle estremità, molto raramente dentro la polpa o nei semi.
Il cetriolo è una pianta annuale con fusto angoloso, ramificato, ispido, strisciante o rampicante, foglie alterne cordiformi ruvide, palmate, e fiori gialli unisessuali campanulati a 5 lobi.
Le principali tipologie di cetriolo coltivate sono:
– Tipo americano (U.S. Slicer): il più diffuso in Italia, a pianta rustica e bacca verde spinosa lunga 18/20 cm, dal sapore amaro per l’elevata presenza di composti privi di zucchero (agliconi);
– Tipo olandese (Dutch cucumber): non molto diffuso sul mercato italiano, è una pianta a sviluppo più contenuto rispetto al tipo americano e con epicarpo privo di spine; leggermente rugoso, verde scuro lucente, con frutto di 30/40 cm è caratterizzato dalla totale assenza di sapore amaro e dall’assenza di semi;
– Tipo Beith-Alpha: inizialmente diffuso in Puglia, si è poi esteso in altre Regioni; la tipologia è molto simile a quella olandese per aspetto e assenza di sapore amaro, mentre le dimensioni sono, invece, più vicine a quelle del tipo americano;
– Tipo Parigi: di piccole dimensioni 6/7 cm destinato all’industria dei sottaceti.
In Italia, esistono poi alcune varietà di cetriolo che sono state inserite nell’elenco del Ministero delle politiche agricole dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT), come ad esempio quelli pugliesi denominati Tortarello, Cetriolo mezzo lungo di Polignano e Cocomerazzo.
Il cetriolo è una coltura a ciclo annuale (in Italia prevalentemente primaverile-estiva) che ha molte affinità in termini colturali con il melone, rientrando appunto nella famiglia delle cucurbitacee.
Ha elevate esigenze termiche, idriche e nutritive, si adatta a terreni ad elevata e costante umidità, purché ben drenati e concimati. È una pianta che richiede temperature sopra i 24°C, con costanti e abbondanti irrigazioni (circa 2-3 litri di acqua a piantina al giorno).
Come per il melone, il terreno deve essere umido, ma senza ristagni e ben esposto al sole e ricco di potassio; diversamente però richiede anche una discreta quantità di azoto e un terreno più tendente all’acido. Se manca uno dei due elementi, il frutto subirà delle deformazioni alle estremità.
La semina può avvenire in ambiente protetto o in semenzaio già da febbraio, mentre tra aprile e giugno possiamo mettere a dimora il seme direttamente nel terreno.
Caratteristica del cetriolo è infatti la presenza di fiori maschili e femminili che necessitano di essere impollinati manualmente o da insetti impollinatori, come le api, per poter fruttificare. Per questo motivo, diversamente dal melone, si preferisce una coltivazione verticale, con l’uso di sostegni o reti fino a 150 cm di altezza, proprio per favorire l’allegagione dei fiori, e consociare alcuni fiori che stimolano l’opera di impollinazione.
Per quanto riguarda la raccolta si effettua dopo circa 3 mesi dalla semina e dura almeno 1-2 mesi: la pianta del cetriolo, come per la zucchina, è stimolata a produrre anche dopo aver colto il frutto, il quale va raccolto quando è ancora immaturo con un colore verde acceso e prima che ingiallisca.
Il cetriolo nell’orto non deve seguire un’altra cucurbitacea sullo stesso terreno per almeno 3-4 anni.
Le regioni italiane dove si concentra la produzione nazionale di cetrioli sono la Campania, Emilia Romagna, Lazio, Puglia, Sicilia e Veneto.
Nel mondo invece i principali produttori esteri sono Cina, Iran, Russia, Turchia e Stati Uniti, mentre in Europa le più importanti nazioni di produzione, oltre a quella italiana, sono l’Olanda, la Polonia e la Spagna.
Ortaggio estivo per eccellenza, la stagione del cetriolo va da maggio a settembre, anche se nella Grande Distribuzione sono presenti tutto l’anno.
Con appena 12 calorie per 100 grammi, il cetriolo possiede numerose proprietà benefiche per pelle e organismo in generale. Il cetriolo è infatti uno dei vegetali più ricchi di acqua in assoluto, (circa il 95%) e contiene una buona quantità di sali minerali, in particolare potassio e fosforo. Tra le vitamine, le più abbondanti sono la vitamina C, la vitamina K (anticoagulante naturale presente nella buccia del cetriolo) e i folati (gruppo B).
Gran parte degli elementi nutritivi dei cetrioli sono però concentrati nella buccia e nei semini.
Un’altra sostanza che caratterizza i cetrioli è l’acido tartarico, un acido organico che è molto importante per chi vuole dimagrire perchè impedisce che una parte di carboidrati ingeriti nello stesso pasto vengano trasformati. Per questo motivo, se intendiamo perdere peso, nel nostro regime alimentare il cetriolo non dovrebbe mai mancare. Ma per usufruire della sua azione benefica, l’ortaggio va mangiato crudo: se venisse cotto, infatti, l’acido tartarico si distruggerebbe comprese le sue proprietà.
I cetrioli sono infine largamente impiegati anche nell’industria cosmetica naturale, grazie alle loro virtù depurative e decongestionanti. Ottimi quando applicati direttamente sulle occhiaie, in caso di acne, irritazioni cutanee o scottature, sono perfetti anche come ingredienti per maschere viso rinfrescanti e depurative.
Plinio il Vecchio nella sua “Naturalis Historia” racconta che l’imperatore romano Tiberio era ghiotto di cetrioli e incoraggiò quei metodi di coltivazione per garantirne la presenza in tavola tutti i giorni dell’anno. In particolare, furono predisposte delle piccole serre semoventi che venivano spostate in modo da offrire sempre la migliore esposizione ai raggi del sole e, in caso di gelate, venivano messe al riparo di portici.
Recentemente, si diffuse la convinzione che cetrioli spagnoli fossero responsabili della morte di alcune persone in Germania, Austria e Repubblica Ceca, con conseguente ritiro dal mercato e distruzione di ingenti quantità: si scoprì più tardi che questi cetrioli erano stati accusati ingiustamente e che i responsabili dell’epidemia erano invece i germogli di soia.
Il Reg. UE 543/2011 dispone quali informazioni devono essere messe a disposizione del consumatore: nome del prodotto, l’origine, la zona di produzione, la categoria, la varietà ed il prezzo.