Indagine sull’informazione e la tutela del consumatore in ambito alimentare

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10 Ott 2018

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A cura dell’ISTITUTO IXè


Alimentazione e salute

Il rapporto cibo-salute

Quasi il 70% degli intervistati dichiara di preoccuparsi dell’impatto che ciò che mangia ha sulla propria salute: l’attenzione e la consapevolezza di questo rapporto sembrano coinvolgere soprattutto i giovani (18-34 anni) e le donne, e crescere con il livello di scolarità.

Più che dalla presenza di figli, l’attenzione al rapporto tra il cibo e la salute sembra accompagnarsi a un altro elemento: chi vive in coppia sembra prendersi cura di sé attraverso il cibo più di chi vive da solo.

I genitori single (insieme a chi abita nel Nord Est) sembrano i meno attenti al momento dei pasti: il 42% dichiara di preoccuparsi di cosa mangia solo talvolta o raramente.

Importanza dell’alimentazione

L’alimentazione è dunque, secondo gli intervistati, molto importante, in primo luogo per la salute, poi per la disponibilità di energia ed incide anche sulla longevità. Solo i più giovani danno un peso maggiore anche al legame tra cibo e bellezza.

Stili alimentari

Il 58% del campione ritiene di seguire un’alimentazione sana: in misura superiore alla media gli over 45enni (e il 66% degli over 65) e le famiglie in cui vivono ragazzi tra gli 11 e i 18 anni si preoccupano dei valori e del contenuto dei cibi scelti.

Se, come notato precedentemente, proprio i più giovani sembrano maggiormente coscienti del legame tra alimentazione e salute, poi il comportamento alimentare non è susseguente, infatti i giovani sono più avvezzi a scegliere cibi gustosi, saporiti ma non tanto salutari.

Il 20% della popolazione che si fa guidare dal gusto, e ricerca cibi saporiti senza preoccuparsi del contenuto di grassi, zuccheri ecc., è composto infatti soprattutto da giovani tra i 25 e i 34 anni (che dichiarano anche d i usare spesso cibi pronti e fare pasti veloci fuori casa), oltre che dagli abitanti delle Isole e da coloro che appartengono alla classi sociali più basse.

Il 4% del campione si identifica in un’alimentazione a base di prodotti biologici, e un altro 4% nell’alimentazione vegetariana.

Gli accorgimenti per un’alimentazione sana

Molta frutta, verdura e olio di oliva sono il segreto, secondo la maggior parte degli italiani (65%) per un’alimentazione sana e equilibrata. Ma tra gli accorgimenti adottati a tavola per un pasto sano svolgono un importante ruolo anche i “divieti”: in primis evitare fritti e soffritti (55%), poi controllare la quantità di sale (52%) e zuccheri (49%), e, per il 45% degli intervistati, anche contenere il consumo di carne e salumi.

Per il 31% un pasto sano è quello preparato con prodotti biologici, per il 27% con prodotti locali (percentuale che raggiunge il 34% al Sud), acquistati direttamente dal produttore.

Gli over 65enni adottano quasi tutti gli accorgimenti proposti dall’indagine evidenziando la diffusione di una cultura dell’attenzione all’alimentazione dopo una certa età. La preferenza verso l’una o l’altra delle soluzioni cambia a seconda di quanto ci si preoccupa per la propria salute al momento di sedersi a tavola, dell’importanza che si dà all’alimentazione e dello stile alimentare adottato:

• Chi è molto attento alla relazione alimentazione-salute, dichiara di evitare soprattutto il fritto e di ridurre i l consumo di carne e sceglie di consumare molta frutta e verdura e poco sale;

• I fritti sono particolarmente temuti anche da chi ritiene che ci sia un forte legame tra cibo e bellezza;

• Chi crede che l’alimentazione influisca sulla longevità sceglie di mangiare molta frutta e verdura, pochi zuccheri e prodotti biologici.

Se si guarda agli stili alimentari adottati, emerge il legame tra scelte etiche in campo alimentare e acquisto diretto dal produttore: sono soprattutto i vegetariani e coloro che scelgono di mangiare prodotti biologici a considerare questo modo di fare la spesa come un accorgimento per rendere più sano il proprio pasto.

Una nota a parte va dedicata all’olio di oliva e al ruolo che ha nella cucina degli italiani; infatti risulta essere un alimento veramente trasversale: è scelto da chi segue un’alimentazione sana, da chi pensa che il modo in cui si mangia influisca sull’equilibrio psico-fisico e sulla bellezza, ma anche da chi non si preoccupa mai, al momento dei pasti, delle conseguenze di ciò che mangia.


La dieta mediterranea

Notorietà e diffusione

La maggioranza degli italiani (l’84%) dichiara di conoscere la dieta mediterranea, mentre il 55% dichiara d i seguirla: quest’ultimo segmento è composto soprattutto da abitanti del Sud (62%) e delle Isole, da chi ha un’età compresa tra i 45 e i 64 anni e da chi possiede un livello di scolarità medio-alto.

Le coppie sembrano adottare questo stile alimentare in misura maggiore rispetto a chi vive da solo; in particolare, il 54% dei genitori single dichiara di conoscere ma di non seguire i princìpi di questa dieta.
La conoscenza, e la pratica, di questo regime alimentare risultano più diffuse tra le classi più agiate rispetto a quelle meno benestanti.

I vantaggi della dieta mediterranea

Patrimonio Immateriale dell’Umanità dal 2010, la dieta mediterranea è uno stile di vita che unisce cultura e tradizioni, pratiche sociali, conoscenze e pratiche agricole e produttive tra le più rispettose della salute dell’uomo e dell’ambiente.

Tra i vantaggi per la salute umana, i più noti risultano soprattutto la prevenzione di malattie cardiovascolari e il contributo alla longevità.

Questi benefici, insieme a quello di prevenire tumori e altre malattie gravi, sono particolarmente tenuti in conto da chi segue un regime alimentare ispirato ai princìpi di questa dieta, mentre chi dichiara di conoscerla, ma di non seguirla, pensa, più degli altri, che questa abbia un effetto positivo soprattutto nel controllo del peso.


Le etichette sui prodotti alimentari

Il 5% degli italiani dichiara di non leggere mai le etichette quando fa la spesa: il 52% legge solo quelle di alcun i alimenti, mentre il 43% dichiara di leggere le etichette di tutti gli alimenti.
Da segnalare il dato che vede il 60% dei più giovani (18-24 anni) particolarmente attento alle informazioni riportate su tutti i prodotti.

Le etichette più lette sono soprattutto quelle di tutti i latticini confezionati (come yogurt, panna da cucina ecc.), seguite dai prodotti surgelati e dai formaggi confezionati, prodotti da forno dolci (biscotti, merendine ecc.) e marmellate o creme da spalmare.

Secondo il 39% degli intervistati, le etichette sono tutte o in gran parte leggibili, cioè sono stampate in caratter i sufficientemente grandi e chiari da non comprometterne la lettura.
Con l’avanzare dell’età, però, la percentuale di chi trova difficoltà cresce: il 50% dei 55-64enni ritiene molte etichette non sufficientemente leggibili, e il 40% degli over 64 riesce a leggerne solo poche.

Dal punto di vista della comprensibilità delle informazioni riportate in etichetta, invece, il 37% dà un giudizio complessivamente positivo, mentre il 45% ritiene che solo alcune etichette riescano a descrivere in modo chiaro il contenuto del prodotto.

Le indicazioni riguardanti i valori nutrizionali, come il contenuto di vitamine, grassi, carboidrati e la quantità di calorie, sono quelle di cui i consumatori sembrano fidarsi di più, seguite dalla percentuale di frutta contenuta (in prodotti come yogurt, succhi ecc.).

A confronto con queste, le diciture che evocano la naturalità del prodotto, l’assenza di coloranti e conservanti e l’origine “biologicasembrano riscuotere meno fiducia.

La presenza di coloranti e conservanti risulta tra le informazioni a cui gli intervistati prestano maggiore attenzione, preceduta solo da data di scadenza, elenco degli ingredienti e indicazione dell’origine degli ingredienti e delle materie prime.

L’attenzione verso questa informazione (con il 53% delle risposte) e verso quella riguardante il nome e l’indirizzo del produttore (42% delle risposte) potrebbero essere lette come una particolare sensibilità che sta crescendo tra gli italiani nei confronti del tema dell’origine delle materie prime.

Le etichette più affidabili risultano essere quelle poste sui prodotti delle piccole imprese artigianali italiane (79% delle risposte) seguite subito dopo da quelle della grande distribuzione organizzata italiana (Coop, Conad, Esselunga ecc.) e degli imprenditori agricoli italiani ( entrambi con il 77% delle risposte).
La GDO straniera è ritenuta affidabile dal 54% del campione.

Piccolo e locale, dunque, piuttosto che grande e straniero, o internazionale, sembra dunque ciò che ritengono più affidabile in particolare i giovani e gli abitanti delle Isole.


Fiducia nella pubblicità

Il 66% degli intervistati non si fida di ciò che le pubblicità raccontano riguardo i prodotti alimentari: i più diffidenti sono gli over 55enni, chi ha una scolarità alta.


Efficienza dei controlli

Il 9% degli italiani ritiene molto efficiente la rete di controllo sui prodotti alimentari; il 56% si fida abbastanza delle istituzioni e dei soggetti che controllano e garantiscono della sicurezza dei prodotti alimentari immessi sul mercato: ritengono che in Italia ci sia una rete di controllo efficiente in misura superiore i giovani adulti (35-44 anni) più che gli anziani, gli abitanti del centro Nord più che quelli del Sud e delle Isole.


Frodi alimentari e falso Made in Italy

Il fenomeno del falso Made in Italy (prodotti alimentari contraffatti, venduti soprattutto all’estero e spacciati come prodotti dall’origine e lavorazione italiana) non preoccupa solo le aziende che da esso subiscono un danno economico: anche i consumatori (il 78% del campione intervistato) ritengono questo un problema grave.

I più preoccupati per le conseguenze sulla propria salute e per l’immagine dell’Italia sono soprattutto i cittadin i tra i 45 e i 64 anni.

Di conseguenza, anche la pena auspicata per i reati di frode e contraffazione alimentare non si limita a una multa salata: il 51% chiederebbe la sospensione dell’attività, mentre il 29% addirittura l’arresto.


Le mense scolastiche

Il percepito del 25% degli italiani è che la qualità del cibo nelle mense scolastiche sia elevata o buona. Tra le famiglie con bambini che frequentano le scuole dell’infanzia e primarie – coloro quindi che hanno un ’ esperienza concreta – il dato è più alto: il 35% ritiene che il cibo offerto nelle mense sia di buona o elevata qualità, mentre quelle in cui sono presenti degli adolescenti lo giudicano, in maggioranza, di livello sufficiente.

Il 71% degli italiani ritiene che le mense scolastiche abbiano il compito di offrire pasti sani e equilibrati a i bambini e ai ragazzi nell’età dello sviluppo anche perché questo ha un importante ruolo formativo per l’educazione ad un corretto stile alimentare.

Lo pensano in particolare le famiglie con figli adolescenti e chi ammette di seguire un tipo di alimentazione poco corretta, veloce e con cibi pronti.

Grande attenzione viene data anche all’idea che il menù sia costruito con cibi e prodotti locali (36% delle risposte): il km o si confermerebbe come uno dei principali criteri per giudicare della sicurezza e dell’affidabilità degli alimenti.

Infine, per il 24% le mense dovrebbero proporre ricette e piatti tipici regionali per stimolare la curiosità e allargare gli orizzonti dei ragazzi sulla varietà e eccellenza della tradizione culinaria italiana.

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